Avezzano. In occasione dell’imminente tour autunnale che vedrà la nazionale italiana di rugby sfidare alcune tra le nazionali più forti al mondo – Nuova Zelanda, Sudafrica, Tonga – abbiamo incontrato Giovanbattista Venditti, rugbista avezzanese in forza alle Zebre. Abbiamo parlato delle aspettative riposte negli azzurri, della situazione con i club e di tanto altro ancora.
Dopo un anno trascorso in Inghilterra, ai Newcastle Falcons, hai deciso di tornare a giocare in Italia firmando per le Zebre. Quale motivazione ti ha spinto a prendere questa decisione? Si tratta di una scelta di vita o una scelta tecnica?
L’esperienza in Inghilterra è stata molto entusiasmante e positiva sotto tutti i punti di vista. LA scelta di tornare in Italia, però, non è stata semplice. Non sono andato a Newcastle da solo, ma con me si era spostata tutta la mia famiglia. Quindi, nel momento in cui mi sono ritrovato a decidere sul mio futuro, la scelta di tornare è stata chiaramente influenzata da fattori legati a aspetti più ampi del semplice rugby.
Nella metodologia di lavoro quotidiano, di preparazione alla gara e di studio della stessa, come è cambiato il tuo approccio rispetto all’esperienza inglese? Che bagaglio ti porti dietro?
In Inghilterra tutto viene studiato nel dettaglio e, quindi, la preparazione è estremamente minuziosa. Non viene trascurato nulla. Ho imparato a studiare, nel vero senso del termine, i miei avversari, a rivedere con occhio critico gli allenamenti e ad analizzare la partita in maniera efficace per un miglioramento continuo. Un’esperienza estremamente formativa, senza dubbio.
Tra qualche giorno prenderà via il tour di novembre con dei test match importanti. La nazionale ha cambiato coach, staff tecnico, e si è avviata a un profondo ricambio generazionale. Quali aspettative avete per queste partite così complicate?
Le aspettative riguardo questi match non sono quelle che tanti tifosi si aspettano. Come in ogni occasione in cui si verifica un cambio di staff, e nel nostro caso c’è da aggiungere anche un profondo ricambio generazionale, il percorso è lungo e, quindi, i risultati importanti devono essere visti a lungo termine. L’obiettivo principale è, ovviamente, quello di far bene e, nel caso degli All Blacks, restare in partita per tutti gli 80 minuti. Rispettare il piano di gioco che ci siamo dati, dando enfasi alla reazione che avremo dopo gli errori, cercando, così, di creare una nostra precisa identità.
Nell’ultimo anno sono aumentate le critiche al movimento rugbistico italiano. Specialmente alle due franchigie principali, cioè le Zebre e la Benetton. Guardando ai campionati d’èlite in giro per l’Europa, secondo te, in cosa dovremmo migliorare?
Prendere come esempio paesi, e realtà, in cui il rugby è professionistico e molto più affermato, non sarebbe affatto corretto. In Inghilterra o Francia, senza parlare dell’emisfero sud, ci sono strumenti che noi non immaginiamo neanche. Lì il rugby ha completamente un altro peso sociale, un’altra caratura, e sono tanti gli aspetti che ruotano attorno a una nazionale o anche alle sole squadre di club. Detto questo, credo che potremmo, e dovremmo, gestire meglio ciò che abbiamo in casa. Abbiamo pochi allenatori, pochissimi dirigenti e, praticamente, zero presenza di sport nelle scuole. Ecco, sono questi gli aspetti su cui dovremmo concentrarci.
Nonostante i tuoi impegni con il club e la nazionale, trovi il tempo per dedicarti allo studio. Ormai la laurea è a un passo?
Sono dell’idea che mente e corpo debbano funzionare allo stesso modo. Sicuramente in questi anni non è stato facile trovare il tempo per studiare e, quindi, dare un certo numero di esami. Anche in considerazione del fatto di avere due bellissimi due figli a casa. Però, nonostante le mille difficoltà, sono contento di averlo fatto. Ho numerosi progetti per il futuro e tenere la mia testa allenata renderà tutto più facile quando sarà giunto il momento di appendere gli scarpini al chiodo.
Giamba, siamo giunti alla fine dell’intervista. Lascio a te le ultime conclusioni e vorrei strapparti la promessa di avere un tuo ricordo, magari proprio la maglia di uno di questi test match?
– Ride – Guarda, sono molto geloso delle mie magliette, quindi non posso assicurarti niente. Diciamo che ci penserò su – ride -. Scherzi a parte, vi aspetto a Roma il 12 novembre, a Firenze il 19 e a Padova il 26. Sono, indubbiamente, tre partiti difficilissime ma davvero entusiasmanti. Colgo l’occasione per ringraziarti per la disponibilità e ne approfitto per salutare tutti i lettori. Forza Italia.
Federico Falcone