L’Aquila. Si celebra, oggi 25 novembre, la giornata internazionale contro la violenza sulle donne: una questione di elementare educazione ancor prima che di rispetto ed umanità, una battaglia culturale a 360 gradi che deve passare necessariamente attraverso un cambio di mentalità generazionale.
“Questa giornata ha l’obiettivo cardine di incrementare il livello di sensibilizzazione della cultura del rispetto al fine di prevenire ogni forma di violenza contro le donne e, più in generale, ogni forma di violenza di genere utilizzando tutti quegli strumenti necessari a reprimere, senza se e senza ma, l’odioso e gravissimo fenomeno del maltrattamento”, scrive in una nota il giornalista Nando Giammarini, “un fenomeno aberrante che scuote le nostre coscienze per la cui totale repressione necessitano sinergie tra vari sistemi istituzionali per svolgere al meglio prevenzione ed azioni di contrasto. Ciò vale anche per i tanti casi di bullismo che si verificano, sempre più spesso, nei confronti delle ragazze più deboli poiché simili episodi sono delle vere e proprie forme di prepotenza e prevaricazione”.
“Esse devono essere affrontate e sconfitte dalle Istituzioni nel rigoroso rispetto della legge e da un’insieme di persone, le cosiddette “Comunità civili” con coraggio e tenacia. Il tutto in una visione ampia rivolta al futuro tenendo ben presente che ogni persona va rispettata per quello che è e rappresenta. Passando alla fredda analisi dei numeri recenti statistiche – fornite dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza, Direzione della Polizia Criminale nel report interforze “ Il pregiudizio e la violenza contro le donne” – fanno rabbrividire. Esse ci dicono che nei primi nove mesi di quest’anno ci sono stati 221 omicidi (stesso numero del 2021), 82 vittime erano donne, contro le 90 dello scorso anno (-9%). In ambito familiare-affettivo se ne sono registrati 97, dei quali 71 con vittime femminili; di queste, 42 hanno trovato la morte nello stesso periodo sono state 4.416 le violenze sessuali (+9% rispetto al 2021); donne il 92% delle vittime per mano del partner o dell’ex. Il report, realizzato in collaborazione con l’università La Sapienza di Roma, ha tracciato un bilancio della legge sul cosiddetto “Codice rosso” entrata in vigore nell’agosto del 2019 che ha introdotto una corsia preferenziale per la trattazione di reati contro le donne, prevedendo anche nuove fattispecie e circostanze aggravanti. Il più alto numero di violazioni in questi tre anni si registra sui provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e di divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa. Dall’agosto del 2019 al 30 settembre di quest’anno sono stati commessi 6.499 delitti in cui l’ 82% sono donne. Ad interpretare queste cifre sconvolge il fatto che la violenza di genere sia una ferita ancora così fortemente aperta che pesa, come un macigno, su tutti noi. Senza considerare poi tutte quelle povere donne, e sono davvero tante, troppe, che vivono la violenza in silenzio poichè temono di non essere ascoltate, credute e difese. Bisogna aiutare codeste a trovare la forza di denunciare chi abusa di loro spiegandole che potranno riprendere in mano la loro vita e non saranno sole nel farlo. Al loro fianco ci sono in ogni Comune del Paese tanti centri antiviolenza pronti a aiutare ed accogliere madri e figli, anche in tenera età. La pandemia da Covid-19 ha accresciuto la violenza sulle donne, soprattutto in casa. In questo momento drammatico per il nostro Paese e per il mondo intero le donne sono state particolarmente colpite. L’ infezione ha accresciuto il rischio di⁶ violenza che spesso ha avuto luogo proprio tra le mura domestiche: si è purtroppo assistito, durante il periodo di lockdown, ad un drammatico aumento dei casi di violenza contro le donne che tragicamente, a volte, ha visto coinvolti anche i minori”.
“Sostenere queste persone, fiaccate da un periodo, più o meno lungo, di vessazioni- avvilenti e distruttive, una sorta di violenza psicologica, che mina il sistema mentale di chiunque – non può significare solo aiutarle a uscire dalla condizione di violenza contingente che stanno vivendo, ma deve voler dire anche accompagnarle nella riacquisizione della loro indipendenza, attraverso percorsi di formazione scolastica e lavorativa, sostegno psicologico, legale e – per chi ne avesse bisogno – anche economico. Logica, intelligenza e generosità vogliono il rispetto di ogni essere umano, a prescindere dal sesso di appartenenza o dal colore della pelle e che in ogni famiglia , o in altra forma di civile convivenza, regnino pace , giustizia ed umanità. Una società civile, degna di essere definita tale, non può e non deve assolutamente tollerare una simile situazione.Per il bene di tutti. Tante le iniziative in tutto il territorio della provincia dell’Aquila.
La fontana luminosa, in piazza Battaglione degli Alpini si tinge di arancione come simbolo di un futuro senza violenza di genere. All’ università, in quanto istituzione culturale deputata alla crescita e alla formazione della classe dirigente del domani,si tiene un convegno in collaborazione con l’ ordine degli avvocati dell’ Aquila dal titolo” La violenza di genere tra educazione e comunicazione”. Nel piazzale del palazzo dell’ Emiciclo, sede del consiglio regionale d Abruzzo, sono esposte circa 200 paia di scarpe rosse in memoria di tutte le donne vittime di violenze e femminicidio. In più la notte scorsa è stato illuminato di rosso il colonnato del palazzo. Ci sarà, inoltre, un convegno promosso dalla questura dell’ Aquila. Ad Avezzano, e siamo nell’ Abruzzo marsicano, si terrà un iniziativa congiunta con tutti i comuni del comprensorio. Poi c è un corteo che parte da una zona della stazione luogo ove quotidianamente i ragazzi s incontrano per andare a scuola”.