Avezzano. Il 20 e il 25 Novembre sono rispettivamente la Giornata per i Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza e la Giornata Internazionale Contro la Violenza sulle Donne. Il Coordinamento Donne IDV Abruzzo sarà presente con dei gazebo di sensibilizzazione domenica 27 ad Avezzano in Piazza Risorgimento. L’OCSE Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico ha evidenziato che, nonostante i bassi tassi di fecondità in Italia, rispetto agli altri Paesi Europei, 1 bambino italiano su 2 vive in famiglie “sovraffollate” rispetto a meno di 1 su 3 in generale nell’OCSE. Allo stesso modo, 1 bambino su 3 vive in cattive condizioni ambientali locali rispetto a 1 bambino su 4 in media nei Paesi OCSE. I tassi di povertà infantile solo relativamente elevati (15,5%), a fronte di un a media OCSE del 12,4%. La spesa del governo italiano per i bambini risulta essere l’80% della media OCSE, e la metà di quanto viene speso per fasce di età più alte. L’Italia ha il 4° peggior rendimento scolastico medio europeo, e il 2° divario più grande tra gli studenti con buoni e bassi risultati, dopo il Messico. Anche il numero dei giovani italiani che non sono né occupati, né in programmi di formazione, né a scuola riflette i bassi rendimenti scolastici dell’Italia che si ritrova, ancora una volta, ad occupare il peggiore 3° posto tra i Paesi OCSE, dopo Messico e Turchia. Nel 2010 sono stati 930 i bambini arrivati al pronto soccorso degli ospedali del Lazio per maltrattamenti fisici, 334 dei quali con un’età inferiore ai 10 anni. Dal 3° Congresso Mondiale sullo Sfruttamento Sessuale dei Minori (Rio de Janeiro, 2008) è emerso che sono 150 milioni le bambine e circa 75 milioni i minorenni sotto i 18 anni che hanno avuto rapporti sessuali forzati o subito violenze sessuali, con o senza sfruttamento commerciale. L’Italia occupa il 5° posto nella classifica dei Paesi “cacciatori di bambini”, dopo USA, Germania, Francia e Australia; mentre dal rapporto UNICEF sulla utilizzazione della prostituzione minorile in Kenya, l’Italia risulta al 1° posto (18%), seguita dai tedeschi (14%), svizzeri (12%) e francesi (8%).
Sono state 8.923 le donne arrivate al pronto soccorso degli ospedali del Lazio per maltrattamenti fisici, 797 di queste si sono ripresentate nello stesso anno per gli stessi motivi. Sono state 115 le donne uccise in Italia nel 2010. Il rapporto della Fondazione ICSA rileva che mentre il trend degli omicidi in Italia diminuisce, aumenta il numero delle donne uccise che supera il 25% (1 vittima su 4). La regione Abruzzo è al 4° posto per i casi di violenza sulle donne, con il 27,6% di casi registrati, subito dopo la Lombardia, la Toscana e l’Emilia Romagna. La crisi del modello femminile del passato e la giusta ricerca dell’autonomia espone oggi le donne a una fragilità socialmente tangibile. La gamma degli eventi che spingono alla marginalità la situazione sociale delle donne è molto ampia: diventare madre in solitudine o povertà, uscire dall’ospedale senza avere qualcuno che accudisca, trovarsi sola nell’accudimento e mantenimento dei figli, donne con lavoro precario e sottopagato, casalinghe con pesanti carichi di cura che non osano uscire da un matrimonio in crisi per non esporre alla miseria i figli, donne immigrate che sfuggono all’oppressione e alla persecuzione politica, donne che subiscono vessazioni nel lavoro, maltrattamenti, mobbing e violenza fisica e sessuale in famiglia. Dall’analisi dei dati raccolti dall’Italia dei Valori con i questionari divulgati il 25 Novembre 2010 Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne nelle principali città dell’Abruzzo è emerso che sono in aumento le “povertà di fascia media”, donne italiane e immigrate a bassa scolarità, prive delle competenze indispensabili ad inserirsi nella società complessa, che le donne subiscono soprattutto maltrattamenti psicologici in famiglia e sul posto di lavoro, poi quelli fisici e che gli autori sono soprattutto ex mariti, mariti, ex fidanzati e colleghi di lavoro; che le donne percepiscono che il fenomeno del mancato rispetto e la violenza verso il genere femminile è causato soprattutto dall’uso improprio che i mass media e la tv fanno del corpo delle donne, che le donne non lasciano compagni violenti perché hanno paura di perdere i propri figli e di non trovare alcun aiuto da parte delle istituzioni.