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Giallo di San Donato, dopo 22 anni spunta lettera che accusa 2 donne e un uomo del posto

Redazione Cronaca di Redazione Cronaca
24 Novembre 2011
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Tagliacozzo. Sul delitto di San Donato, avvenuto il 23 novembre 1989 in cui fu uccisa Anna Rita Di Domenico, 39 anni, tabaccaia del paese, spuntano delle lettere anonime che accusano tre persone, due donne e un uomo. Dopo 22 anni, e dopo l’archiviazione del fascicolo, il caso potrebbe essere riaperto. Una delle lettere, scritta da un sedicente cercatore di funghi, è stata fatta trovare dai genitori della vittima nel loro vigneto. E’ singolare che il testimone si sia fatto vivo solo ora. Gli inquirenti, che sono venuti in possesso delle lettere in questione, potrebbero comparare il dna dei tre accusati, un uomo e due donne del paese, con quello trovato sul luogo del delitto e che ha scagionato il marito della tabaccaia e il vicino di casa che era finito nel mirino degli investigatori. Il dna rinvenuto nella cascina dove la tabaccaia si recava ogni mattina per accudire il bestiame appartiene a un uomo. Il test fu eseguito soltanto nel 2005. Delitto di San Donato, a caccia del Dna dopo sedici anni. Ieri, davanti al Gip Giuseppe Grieco, in fase di incidente probatorio, su richiesta del procuratore Brizio Montinaro, è stata disposta una perizia per ricavare il Dna dalle macchie ematiche trovate su vari reperti sequestrati sul luogo del delitto. Il corpo fu trovato il 23 novembre 1989 quando, nella stalla di San Donato, frazione di Tagliacozzo. La scena era impressionante. Il corpo era stato trucidato a martellate. A scoprirlo fu il marito, intorno all’ora di pranzo; la vittima, secondo la ricostruzione dei carabinieri, era andata nella cascina nelle prime ore del mattino. Come in un film horror, la donna era a terra in un lago di sangue. Il corpo era stato colpito con un oggetto appuntito, forse un martello, e a fare da cornice il caos di una possibile colluttazione o, quantomeno, di una strenua difesa della donna prima di soccombere alla furia bestiale del suo assassino. Anna Rita Di Domenico lottò con tutte le forze prima di essere raggiunta dalla prima martellata alla testa che fece addirittura spezzare il manico del martello. Le indagini all’epoca furono lacunose e la scena del crimine non fu neanche sequestrata tanto che chiunque poteva entrare nel casolare. Oggi, però, le nuove teconologie potrebbero dare una risposta a tutti gli interrogativi. Poterbbe essere eseguito il test del Dna a tutti quelli che all’epoca abitavano a San Donato. Gli uomini sono solo un’ottantina. Come è possibile che in un paese così piccolo nessuna sappia nulla o si sia accorto di qualcosa di strano? Ora la popolazione di San Donato chiede che le indagini riprendano e che gli inquirenti diano alla comunità quelle risposte che si attendono ormai da troppo tempo. Intorno all’omicidio ci sono anche diversi casi poco chiari, come l’aggressione a un infermiere del paese che, mentre tornava a casa, fu bloccato da una banda di incappucciati che, puntandogli la pistola alla tempia, gli intimarono di rivelare il nome nome dell’assassino. Non emerse nulla e fu scaraventato in un fossato restando ferito.

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