San Benedetto dei Marsi. Si è tenuto ieri pomeriggio l’interrogatorio dei due giovani marsicani, i 28enni Fabio Sante Mostacci e Mirko Caniglia, accusati dell’omicidio di Collinzio D’Orazio.
I due si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Ieri pomeriggio, consigliati dai loro legali, non si sono presentati davanti al sostituto procuratore della Repubblica di Avezzano, Lara Seccacini, nonostante fossero stati invitati a rendere interrogatorio. Una richiesta che non è stata accolta dalle difese che non sanno cosa abbiano in mano gli inquirenti tanto da aver deciso di cambiare il capo di imputazione da abbandono di incapace a omicidio volontario aggravato per aver gettato nel fiume Giovenco il corpo ancora in vita di D’Orazio.
“Dobbiamo avere ancora i risultati di un accertamento tecnico irripetibile sui telefoni eseguito dal consulente informatico nominato dalla procura”, ha sottolineato l’avvocato Antonio Milo che insieme ai legali Mario Flammini e Franco Colucci difendono i due giovani. L’incarico è stato affidato all’esperto informatico Antonio Barbieri, che avrebbe eseguito degli esami anche sul cellulare di un terzo giovane dove ci sarebbero dei messaggi scambiati con uno degli indagati. Probabilmente le difese non se la sono sentita di dare il loro beneplacito a un interrogatorio a scatola chiusa.
L’ipotesi è che sul giallo di San Benedetto sarebbero arrivate risposte importanti proprio dalle ultime relazioni tecniche e probabilmente anche da quelle del Ris di Roma. Si attendevano da mesi le relazioni definitive dei periti e del reparto di investigazione scientifica sui i cellulari posti sotto sequestro dai carabinieri del nucleo operativo che hanno svolto le indagini. I militari, guidati dal comandante Bruno Tarantini, avrebbero in mano anche altri elementi utili a chiarire come siano andate le cose la notte del primo febbraio dello scorso anno.