Avezzano. Ci sarebbe un malore alla base di quanto avvenuto quella notte nel Fucino. Poi Cesidio Valletta (35) sarebbe finito nel canale. E’ quanto emergerebbe dai primi esiti dell’autopsia eseguita sul corpo del giovane di Lecce nei Marsi ritrovato senza vita venerdì in un canale, dopo quattro giorni di ricerche. Si attende l’esito degli esami tossicologici per capire da cosa sia stato causato il malore che lo ha portato a cadere nel canale.
Nella vicenda è coinvolto Biagio Paraninfi, 38 anni, di Lecce, indagato dalla procura di Avezzano per omicidio stradale. Era alla guida dell’auto su cui viaggiava insieme alla vittima la sera di lunedì 18 maggio prima di un incidente lungo Strada 26. Da quel momento le tracce della vittima si erano perse, fino al giorno del ritrovamento, avvenuto venerdì scorso. Del caso si sta occupando anche la trasmissione televisiva di Rai Tre “Chi l’ha visto?” che ieri sera ha trasmesso un servizio sulla vicenda.
L’esito dell’autopsia farebbe quindi pensare a una perdita di sensi e solo successivamente la caduta in acqua. La procura ha incaricato l’anatomopatologo Cristian D’Ovidio, ma erano presenti anche i consulenti di parte Mauro Arcangeli, delegato dalla famiglia della vittima, assistita dall’avvocato Domenico Martinelli, e l’anatomopatologo Pietro Falco, a cui ha dato mandato l’indagato, difeso dall’avvocato Aldo Grilli. L’autopsia è stata disposta dal sostituto procuratore Maurizio Maria Cerrato, che coordina le indagini, ed è stata eseguita solo ieri a causa dei tempi necessari per sottoporre la salma al tampone post mortem per covid19.
Il corpo, secondo le prime analisi, non presentava segni di colluttazione o ferite che potessero far pensare a un’aggressione oppure a una morte violenta. L’ipotesi che si fa strada è quella di una caduta nell’acqua avvenuta solo dopo un malore. Restano tutti gli interrogativi, però, su come il giovane marsicano sia finito in quel punto infondo al canale, alta circa un metro. Il corpo è stato infatti rinvenuto dai carabinieri nei pressi del centro spaziale di Telespazio, dopo quattro giorni dall’incidente. Era in posizione china, a faccia in avanti. Si trovava però a circa 300 metri dal luogo dello schianto. Quindi si sta cercando di ricostruire il lasso di tempo che va dall’incidente fino a quando si è sentito male e fino alla caduta nel canale.
Le indagini dei carabinieri del nucleo operativo di Avezzano, guidati dal tenente Bruno Tarantini, saranno a dare le risposte che mancano nella composizione del puzzle. I militari della compagnia di Avezzano non stanno tralasciando alcuna pista e hanno sequestrato i telefoni cellulari dei due giovani, oltre ad aver analizzato i tabulati telefonici da cui potrebbero essere individuati gli spostamenti dei due giovani grazie alle celle agganciate durante le chiamate immediatamente successive allo schianto.