Tagliacozzo. Un caso di disciplina scolastica ha superato i confini dell’istituto, arrivando fino al Ministero dell’Istruzione. Una madre di 48 anni, M.S., ha presentato un esposto formale dopo che il figlio sedicenne è stato severamente punito per aver bestemmiato a scuola.
Il provvedimento disciplinare, in vigore da gennaio, prevede la sospensione del ragazzo da tutte le attività extrascolastiche – gite, teatro, eventi sportivi – e il suo isolamento in classe mentre i compagni partecipano normalmente alla vita scolastica. Una punizione che, secondo la madre, ha causato gravi conseguenze psicologiche al giovane.
“Mio figlio è stato ghettizzato per un errore che ha subito riconosciuto e per il quale ha prontamente chiesto scusa,” ha dichiarato la donna nell’esposto. “sono stremata: non vuole più andare a scuola e ha subito un crollo psichico, tanto da dover ricorrere a uno psicologo.”
Nonostante i tentativi di mediazione con i docenti e il dirigente scolastico l’incontro si è concluso con la conferma che il provvedimento rimarrà in vigore fino al termine dell’anno scolastico.
La donna ha quindi deciso di portare il caso all’attenzione delle autorità superiori, sostenendo che questa forma di esclusione violi gli articoli 3 e 34 della Costituzione italiana, secondo cui “la scuola è aperta a tutti”.
La bestemmia, un tempo considerata reato dall’articolo 724 del codice penale, dal 1999 è stata depenalizzata, costituendo ora solo un illecito amministrativo punibile con una multa, alla stregua di un’infrazione stradale. Alcuni istituti scolastici, anziché ricorrere a misure di esclusione sociale, hanno optato per sanzioni amministrative, destinando il ricavato delle multe in beneficenza.
La madre chiede ora che il figlio venga pienamente reintegrato nell’ambiente scolastico: “La scuola deve essere un luogo di inclusione e non di esclusione per gli studenti.”