Avezzano. Gestione della cassa integrazione in LFoundry, appello delle rsu: prevalga il senso di responsabilità. Nella riunione dei giorni scorsi tra le rsu di stabilimento e l’azienda, i rappresentanti dei sindacati hanno segnalato alla direzione aziendale alcune anomalie e contraddizioni nella gestione dell’accordo della cassa per covid19.
“Il senso di responsabilità che ha caratterizzato l’operato della rsu nell’affrontare questa emergenza non trova riscontro in alcune delle scelte della direzione aziendale, che non possono essere giustificate con un semplice “errore di interpretazione” di quanto concordato”, hanno commentato le rsu, “siamo convinti che affrontare in modo unilaterale i problemi che ricadono su tutti i lavoratori non sia la soluzione migliore per il prosieguo del confronto tra le parti in questo delicato momento. La gestione del quotidiano (ferie e pause, ad esempio) non è questione di secondo piano, così come la ricerca di volontari per alcuni reparti, effettuata comunicando ai lavoratori che c’era un accordo sindacale in tal senso (falso); sono cose inaccettabili e mostrano una scorrettezza che mal si concilia con l’esigenza, soprattutto per le discussioni future, di operare nel rispetto delle parti per il bene di tutti.
La ciliegina sulla torta è stata poi la dichiarazione di voler riprendere la fruizione dei contratti di solidarietà alla fine della cassa, allungando di fatto la vigenza dell’accordo del 2018. E pensare che al MISE era stata dichiarata l’intenzione di chiudere in anticipo i contratti di solidarietà, per non parlare delle promesse fatte ai Team Member Meeting proprio in tal senso. E i 18 milioni di investimenti, che per quanto pochi dovevano servire a preparare il futuro? Continuare a fare cassa su quelle persone che ormai da 18 mesi subiscono le conseguenze di quell’accordo, dopo che è stato loro chiesto di “sacrificarsi ” per il bene dello stabilimento andando a coprire le aree di produzione in questi mesi, è altrettanto inaccettabile.
In ultimo la novità del personale in smart-working al quale, in controtendenza con l’ultimo DPCM e incoerentemente con quanto proposto (proseguire come per aprile anche nella prima metà di maggio per tutti i dipendenti), è richiesto il rientro in azienda già dal 4 maggio. Questa operazione, generalizzata, senza un coordinamento tra dipartimenti e in assenza di indicazioni su ingresso/uscita (ivi comprese le necessarie fasce orarie per evitare incroci con il personale turnista), costituisce un grosso pericolo perchè il livello di promiscuità aumenta in maniera esponenziale”.
Come rsu “chiediamo un confronto con interlocutori onesti, affidabili e di parola, che non lavorino sull’organizzazione approfittando dell’emergenza covid che tutto copre e distinguendo il contingente dallo strutturale. Queste sono le condizioni per affrontare il futuro dello stabilimento nel miglior modo possibile e dare sicurezza ai lavoratori e reali prospettive all’azienda”.