Avezzano. Una condanna a quattro anni e sei mesi di reclusione per l’incendio di una fabbrica di San Benedetto.
È la pena inflitta nei confronti dell’imprenditore Antonio Troiani, 47 anni, di San Benedetto dei Marsi, accusato di essere il mandante di una serie di incendi avvenuti nella Marsica dal 2012 fino al 2016. L’imputato è stato condannato per un solo episodio tra quelli contestati e cioè quello che ha distrutto l’azienda che produce delle coperture con ondulati. Per alcuni capi di accusa è intervenuta la prescrizione.
L’indagine è partita il 21 ottobre 2016 quando un imprenditore denuncia di avere trovato una testa di maiale nella sua auto. L’ultimo dell’anno del 2013, invece, viene colpita la macchina dello stesso imprenditore con una bomba carta di elevata potenza. Ci sono poi le bottiglie incendiarie lanciate su mezzi e abitazioni. Poi i roghi appiccati all’albergo “La Rupe” di Pescina e infine alla società “Marsica ondulati” di San Benedetto dei Marsi. Sette anni di terrore concentrati nelle quindici pagine dell’ordinanza di custodia cautelare che aveva portato all’arresto di Troiani.
Molti di questi episodi rimangono senza un colpevole. Per l’incendio nell’azienda di ondulati è arrivata la condanna per Troiani, ritenuto dai giudici di primo grado il responsabile di quei roghi distruttivi.
Troiani era stato arrestato dai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale, per incendio aggravato, violazione di domicilio e atti persecutori.
Per l’accusa era lui il mandante di quegli incendi.
Si tratta dei roghi che hanno interessato un Fiat Doblò e un autocarro a San Benedetto dei Marsi nell’estate 2012, diversi locali dell’albergo “La Rupe” a luglio 2013, un’Audi a San Benedetto nel dicembre dello stesso anno, una Ford Fiesta e una Hyundai a Ortucchio nel dicembre 2015, una Fiat Punto a Lecce nei Marsi nell’aprile 2016, fino ad arrivare all’incendio della “Marsica ondulati” nell’estate 2016.
L’uomo, sempre secondo l’accusa, commissionava gli incendi per motivi che andavano da problemi verosimilmente connessi con lo spaccio di cocaina, alla concorrenza con altre imprese del posto, ma anche per ragioni semplicemente riconducibili a dissidi di vicinato o, come in un caso, per la discussione sorta a seguito della spartizione dopo l’acquisto in comune di una vitella.
“Purtroppo nessuna sentenza potrà mai restituirci la serenità persa dal 2016 ad oggi”, ha dichiarato l’imprenditore Enrico Di Genova, titolare della Marsica Ondulati, “come nessun risarcimento potrà mai compensare tutto quello che abbiamo subito”.
“Spero di aver dato coraggio a tanta gente”, ha continuato Di Genova, “che invece, per diversi motivi, sceglie la strada della non denuncia. Fin dall’inizio ci siamo affidati alla giustizia senza paura. Peccato per le altre parti civili per le quali è intervenuta la prescrizione”.
“Desidero ringraziare tutta la mia famiglia, ci siamo rialzati senza perderci mai d’animo. il procuratore Andrea Padalino che ha fatto un lavoro eccellente, ad oggi in meritata pensione, il pm Elisabetta Labanti, il Nucleo Operativo dell’Aquila e non meno importante il nostro avvocato Luca Bruno”.