Magliano. Alla base dell’aggressione con bombe carta e a colpi di fucile che hanno ferito domenica notte un carabiniere di Magliano in pensione potrebbe esserci un rancore nei confronti dell’ex militare. Un movente che apparentemente sembra inspiegabile quello che ha portato al ferimento dell’ex brigadiere, Raimondo Di Lorenzo, finito in ospedale dopo essere stato colpito di striscio alla testa con un fucile da caccia. La famiglia dell’uomo sostiene infatti di non aver mai avuto problemi con nessuno in paese, nonostante avessero installate davanti casa delle telecamere di sorveglianza. Ma se non ci sono state minacce che possano aver insospettito l’ex brigadiere e la sua famiglia, allora chi ha preparato un piano d’assalto così ben studiato? Infatti una delle tre bombe carta, che erano un diversivo che permettesse di fare uscire allo scoperto il carabiniere in pensione, è stata lanciata con l’obiettivo di incendiare la sua auto parcheggiata all’esterno. Subito dopo i colpi di fucile a pallini. L’uomo che ha sparato era con il volto coperto, appostato dietro a un’auto, pronto a fare fuoco, ma conscio della presenza delle videocamere da cui infatti non è possibile riconoscere il volto. Uno dei pallini lo colpito alla testa di striscio ma l’obiettivo era uccidere. Le indagini del sostituto procuratore Maurizio Maria Cerrato hanno permesso di accertare che lo scopo di chi ha sparato era quello di uccidere, ma la calibro 12, probabilmente non era di precisione, perché si tratta di un fucile utilizzato per la caccia. Certo è che la rosa di pallini ha comunque raggiunto l’ex militare, anche se soltanto di striscio. Le difficili indagini in corso si stanno avvalendo anche delle testimonianze di alcuni residenti che potrebbero fornire indizi utili alla soluzione del caso.