Pescina. A dodici anni di distanza dalla tragedia sul lavoro che costò la vita a Francesco Trabalsi, 39 anni, sono arrivate ieri pomeriggio le condanne per i due titolari delle ditte coinvolte: B.C. e U.C., entrambi residenti a Pescina.
Il giudice Francesca D’Orazio, al termine di una lunga istruttoria processuale, ha pronunciato la sentenza: un anno e otto mesi di reclusione per entrambi. Per B.C. la pena è stata ridotta rispetto ai due anni e sei mesi richiesti; per U.C., invece, non è stata concessa la sospensione della pena. A difendere gli imputati gli avvocati Gianluca Presutti e Maurizio Radichetti per il primo, e Michela Di Cristofano. La sentenza è arrivata nel tardo pomeriggio di ieri, ponendo la parola fine, almeno in primo grado, a un caso che ha segnato profondamente la comunità marsicana.
L’incidente risale al 12 giugno 2013. Trabalsi, operaio residente ad Aielli e padre di una figlia allora tredicenne, stava lavorando sul tetto di un capannone nella zona industriale di Venere di Pescina, sede della ditta Cerone prefabbricati e calcestruzzi. Improvvisamente, un pannello della copertura cedette sotto i suoi piedi. L’uomo precipitò nel vuoto da un’altezza di circa venti metri, trovando la morte sul colpo.
La sua morte suscitò grande commozione nel territorio: Francesco era noto per il suo impegno e per la dedizione alla famiglia. A rendere ancora più drammatica la vicenda fu il tragico destino familiare: anche il padre di Francesco perse la vita in un incidente, 38 anni prima.
Le indagini furono condotte dai carabinieri della compagnia di Avezzano, coordinati dalla Procura della Repubblica, che affidò l’autopsia al professor Filippo Milano dell’Università Tor Vergata di Roma. Il procedimento ha messo sotto accusa le condizioni di sicurezza del cantiere e la gestione del personale da parte delle ditte coinvolte, che secondo l’accusa non avrebbero adottato misure adeguate a prevenire il rischio di caduta dall’alto, violando le norme previste dal testo unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.
La parte civile era difesa dall’avvocato Stefano Guanciale.
E’ stato concesso dal giudice una provvisionale di 50mila euro per ciascuna delle tre parti civili.
Operaio precipitato dal capannone: un destino tragico come suo padre. Oggi l’autopsia