“A volte penso che, forse, se fosse caduto in un burrone o un’altra cosa del genere ci saremmo rassegnati più facilmente. Poi però penso a lui e a come era. E lui è morto facendo quello in cui ha sempre creduto. Era un medico, era un soccorritore ed è morto facendo quello per cui aveva una passione vera, per cui aveva lavorato per tutta la vita. E il dolore si calma”.
Luigi Lucantonio “Sesa” il dottor Walter Bucci lo ricorda bene. Era l’amico, d’infanzia, di sempre. A Rocca di Cambio, il paese di origine del medico del 118 che ha perso la vita in un incidente sull’elisoccorso, in tanti hanno lo stesso cognome. Sono quasi tutti parenti e se non lo sono comunque si conoscono e tra loro ci sono amicizie salde che solo chi vive e frequenta i piccoli centri di montagna d’Abruzzo probabilmente può capire.
“Walter era simpaticissimo e di lui quello mi è rimasto. Ci sono ancora piazzette, posti di questa montagna, che frequento e pensando a lui rido ancora. Eravamo dei ragazzini e salivamo sui monti già con gli sci. All’epoca ci prendevano per pazzi delle volte. Amava la sua terra, le neve e il suo lavoro”.
Siamo seduti al tavolo di un ristorante poco distante da Campo Felice. Ci troviamo a Rocca di Cambio, il paese più alto dell’Appennino. È un altro mio “posto del cuore”, perché all’Aurora ho lavorato quando ero giovane e per me è come stare in famiglia. Quando mi siedo tra gli amici di Bucci c’è chi si presenta come suo cugino.
“Cosa sei venuta a fare oggi?”, mi chiede Adolfo Lolli. “Sono salita alla Fonte, ho fatto le foto al sentiero intitolato ai morti in quella tragedia dell’elicottero”.
Oggi, Fonte Cefalone, per tanti è diventato un “posto del cuore”. Il dolore sull’Altopiano delle Rocche, ripensando a quel giorno è ancora tanto ma la montagna poi in qualche modo quel dolore se lo prende e quando si torna, ridà indietro solo pace e silenzio.
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E questo è uno dei sentieri che sale a Fonte Cefalone, su a Campo Felice.
All’inizio del percorso, tutto tracciato dal Cai con i colori bianco e rosso, c’è il ricordo della tragedia che sconvolse l’Abruzzo e l’Italia intera il 24 gennaio del 2017. Lì, a poco più di 2000 metri, persero la vita sei persone. Erano passati pochi giorni dalla valanga di Rigopiano. Furono giorni durissimi per i soccorritori che si ritrovarono sul campo. In questo caso, soccorritori che arrivarono per cercare di salvare i loro colleghi caduti in elicottero mentre stavano trasportando uno sciatore in ospedale.
Nello schianto, avvenuto per la scarsa visibilità dovuta a una nebbia fittissima, persero la vita Walter Bucci, 57 anni, medico rianimatore del 118 Asl dell’Aquila, veterano del Soccorso alpino, che nei giorni prima aveva prestato soccorso a Rigopiano.
Insieme a lui c’era anche Davide De Carolis di 39 anni, tecnico dell’elisoccorso del Soccorso alpino e consigliere comunale di Santo Stefano di Sessanio, in provincia dell’Aquila.
Con loro Giuseppe Serpetti, infermiere, Mario Matrella di 42 anni, tecnico verricellista della società di aviazione Inaer, Gianmarco Zavoli, pilota. L’elicottero stava trasportando Ettore Palanca, 50 anni, di Roma, maitre dell’Hotel Cavalieri Hilton. Mentre sciava si era fratturato tibia e perone. Bucci, De Carolis e Serpetti erano aquilani, Matrella era pugliese e Zavoli era emiliano.
Oggi, sul posto della tragedia, è stato costruito un fontanile in memoria di quegli uomini, di quei soccorritori.
Il sentiero lo abbiamo imboccato a pochi metri dal valico della Crocetta. La salita non è particolarmente faticosa e da su lo spettacolo è quello della piana di Campo Felice, degli impianti da sci, tanto amati dai turisti romani, che solo da qualche giorno hanno iniziato a colorarsi di bianco.
Oggi, lì dove quattri anni fa ci fu quella tragedia, squadre di soccorritori continuano a fare esercitazioni in memoria dei loro colleghi, che tutti vogliono ricordare come uomini che se ne sono andati facendo quello che più che un lavoro hanno sempre considerato come una missione.
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