Avezzano. Reati prescritti per la vicenda di tangenti e fondi neri a Finmeccanica. Un caso che aveva portato all’arresto di ex manager e imprenditori di calibro nazionale nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Napoli sul Sistri, il sistema di tracciabilità dei rifiuti, e che aveva coinvolto la dirigenza della squadra di calcio marsicana, la Valle del Giovenco. Coinvolti l’ex presidente di Finmeccanica, Pier Francesco Guarguaglini, e Vincenzo Angeloni, ex dirigente della squadra, ex deputato di Forza Italia e dentista di Guarguaglini, indicato dagli inquirenti come sua persona di fiducia.
Agli arresti domiciliari, per fondi neri e tangenti, erano finiti Lorenzo Borgogni, ex direttore delle Relazioni esterne Finmeccanica, Stefano Carlini, ex direttore operativo della Selex service management e un altro imprenditore romano, Luigi Malavisi.
La vicenda dei soldi nei borsoni aveva fatto scalpore poiché, secondo quanto emerso durante le indagini, sembra che i fondi neri, ottenuti attraverso false fatturazioni o fatturazioni gonfiate, venissero trasportati nelle borse di calcio del Pescina Valle del Giovenco. A riferirlo alle autorità competenti erano stati gli imprenditori Maurizio e Sabatino Stornelli, quest’ultimo presidente della Valle Del Giovenco ed ex amministratore delegato di Selex management service spa, azienda del gruppo Finmeccanica. Entrambi erano stati coinvolti in un’altra fase dell’indagine.
L’imprenditore Angeloni avrebbe rappresentato una sorta di braccio operativo dei vertici di Finmeccanica occupandosi delle somme di denaro illecitamente accumulate da recapitare ai vertici del gruppo industriale. Erano stati anche sequestrati 28 conti correnti e due cassette di sicurezza.
Il denaro, depositato in una banca svizzera, sarebbe poi tornato in Italia e, dopo essere stato custodito in un doppio fondo della libreria di Maurizio Stornelli, sarebbe stato portato all’interno di borsoni della società calcistica Pescina Valle del Giovenco al settimo piano della sede di Finmeccanica, dove erano gli uffici di Borgogni e Guarguaglini. A consegnare le somme sarebbe stato proprio Angeloni, difeso dall’avvocato Antonio Milo.
Le accuse contestate erano inizialmente di associazione per delinquere e corruzione. Successivamente la prima è decaduta. Secondo l’accusa, attraverso un sistema di false fatturazioni e sovrafatturazioni tra la Selex Service Management e diverse società affidatarie «compiacenti», erano stati costituiti cospicui fondi neri destinati al pagamento di tangenti. Società estere, secondo le indagini, sono state create in paradisi fiscali nello Delaware (Usa). Gli investigatori hanno anche individuato conti correnti cifrati in Svizzera.