Avezzano. Non si placano le polemiche a seguito degli scontri avvenuti prima, durante e dopo il match tra l’Avezzano Calcio e il Cesena. Il susseguirsi – in maniera piuttosto confusa, a dire il vero – di informazioni, segnalazioni e denunce, non ha fatto altro che provocare una crescente indignazione tra i cittadini. Unanime, infatti, la condanna di quanto visto. Nei giorni precedenti alla partita si era diffusa la notizia – poi confermata – che gli ultras romagnoli si sarebbero recati ad Avezzano in centinaia, trovando uno stadio pieno e caldo ad attenderli.
Un clima di festa, come avrebbe dovuto essere e come era lecito sperare, per la prima in casa dei biancoverdi guidati da mister Giampaolo, contro un avversario blasonato e di categoria certamente superiore. Un pomeriggio di grande calcio, dunque, reso tale dalla presenza delle squadre di vertice e dall’importante cornice di pubblico. Dati ufficiali parlano di 1700 paganti. Nulla, però, lasciava immaginare quanto poi si è verificato, al netto delle normali provocazioni tra tifoserie.
Due ore prima dell’inizio della partita, il Comune di Avezzano aveva diramato un’ordinanza con la quale faceva divieto di vendere e somministrare alcolici nel raggio di 700 metri dall’area dello stadio, al fine di preservare l’ordine pubblico. Circa un’ora prima del triplice fischio d’inizio alcuni facinorosi hanno tentato di entrare in contatto tra loro, ma il tempestivo intervento delle forze dell’ordine ha evitato che ciò avvenisse. Purtroppo, però, già si contavano i primi danni. A farne le spese le auto parcheggiate nella zona e alcune vetrine di attività commerciali, oltre alla serenità di numerose famiglie con bambini al seguito.
Una volta dentro il “Dei Marsi” la situazione sembrava essersi calmata, fino ad arrivare al tentativo d’invasione del campo da gioco da parte dei sostenitori della squadra romagnola. Il perchè è ancora tutto da decifrare. Voci non confermate – è bene precisarlo – parlano di cancelli senza serratura, quindi facili da scardinare. Ciò, però, non vale assolutamente come alibi. La sicurezza ha evitato che ciò avvenisse. Di tutta risposta, alcuni ultras biancoverdi hanno forzato il cancello del loro settore e sono entrati per qualche metro nel campo da gioco, senza, però, creare scompiglio. Anche in questo caso grazie all’intervento degli addetti alla sicurezza. La partita proseguiva fino al 94esimo quando il Cesena raddoppiava, vincendo così la partita.
E poi gli scontri sono iniziati per davvero. Nella zona di piazza Castello, di fronte la chiesa di San Giovanni, l’escandescenza degli ultras bianconeri ha costretto la Digos e gli agenti del commissariato di polizia a intervenire con lacrimogeni e cariche, evitando, inoltre, un vero contatto tra i gruppi a quel punto divenuti rivali. Ma va detto che nel mentre i romagnoli erano impegnati a dare il peggio di loro, gran parte del tifo organizzato biancoverde si defilava. Gli inquirenti stanno studiando foto e video di sorveglianza per analizzare nel dettaglio l’accaduto e individuare i colpevoli, anche se non si esclude che possano essere stati i marsicani ad accendere la miccia.
Il day after, però, non dà ancora risposte. Non è ancora chiaro, infatti, quando tutto sia iniziato. Nè si conoscono neanche le motivazioni che hanno trasformato una giornata di festa in un pomeriggio di tensione e paura. Il tifo, va detto, è l’essenza dello sport. Così come il senso di appartenenza, la volontà di supportare i colori della propria squadra e il nome della propria città. Tutto ciò è giusto e lecito. Ciò che, invece, non lo è, è l’uso della violenza, che con lo sport non ha nulla a che spartire. Non rientra nei suoi valori e non ne è parte integrante. Tale fenomeno va contrastato. Altrimenti si perde. Tutti.