Avezzano. Siglato un accordo quadro per lo sviluppo dell’agricoltura. L’Istituto Diocesano Sostentamento del Clero della Diocesi di Avezzano (IDSC), rappresentato dal presidente Gianfranco Lombardi, e la Confagricoltura L’Aquila rappresentata dal presidente Fabrizio Lobene, la Federazione Provinciale Coldiretti L’Aquila con Alfonso Raffaele e la Confederazione degli Agricoltori Italiani della Provincia di L’Aquila con Roberto Raffaele, hanno siglato un accordo quadro collettivo per favorire lo sviluppo di attività agricole da parte di imprenditori sui terreni concessi in affitto concordando dei canoni quale corretta remunerazione ed evitando ogni forma di speculazione.
L’accordo, di durata quinquennale, ha inoltre una duplice esigenza: quella di dare maggiori garanzie per lo sviluppo aziendale e imprenditoriale, sia esso coltivatore diretto o imprenditore agricolo professionale, nonché quella di adeguare la remunerazione del capitale fondiario dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero
“Lo strumento del contratto di affitto”, ha spiegato il direttore Giancarlo Ludovici, “resta essenziale sia per la formazione di nuove imprese agricole, sia per l’ampliamento della superficie di imprese già costituite. Come noto, infatti, l’orientamento all’affitto piuttosto che all’acquisto di terra si è consolidato in questi ultimi anni, anche per via delle incertezze legate al clima e ai tassi dei mutui sempre più pesanti”.
Importante novità stabilita nell’Accordo consiste nella possibilità, laddove sussistano comprovate necessità per gli imprenditori agricoli, di variare le date di inizio e termine dei contratti agrari, così pure in tutti i casi dove la parte affittuaria che aderisce al Complemento Sviluppo Rurale (CSR) della Regione Abruzzo, limitatamente all’ultima annata di durata del contratto, potrà vedersi adeguata la scadenza dello stesso al 31 dicembre, senza che ciò valga quale prolungamento del contratto, per la successiva annata agraria.
Con l’Accordo, infine, si è voluto dare un segnale di forte attenzione verso quei territori montani extrafucensi, di per sé fragili, laddove i canoni sono stati mantenuti su livelli contenuti, ciò per evitare il fenomeno dell’abbandono di queste aree e nel contempo assicurare una discreta competitività.