Avezzano. Fingevano nascite di bovini registrandole online nella banca dati nazionale con lo scopo di ottenere illecitamente con false dichiarazioni gli aiuti dell’Ue nel settore zootecnico. Tutto questo con la complicità di omissione controlli di due veterinari della Asl. Sotto accusa dalla procura di Avezzano tre allevatori. Il sistema utilizzato negli anni, a partire dal 2012 fino al 2017, era molto semplice ma a quanto pare efficace. Nei guai due allevatrici e un allevatore, tutti del frusinate, accusati di indebita percezione e truffa ai danni dello Stato in concorso e continuato, mentre il direttore e dirigente del servizio sanitario veterinario, Pierluigi Imperiale e Mario Mazzetti, devono rispondere di rifiuto o omissione di atti d’ufficio.
Tutto emergerebbe dalle indagini del sostituto procuratore Guido Cocco che ha chiuso le indagini sul caso. Gli allevatori, secondo l’accusa, presentavano delle denunce di smarrimento che però erano abnormi e non credibili per sistematicità, quantità di capi dichiarati smarriti e sequenzialità dei numeri identificativi del bestiame denunciato come disperso. Sono stati percepite, secondo quanto accertato, oltre 81mila euro in pochi anni. Secondo l’accusa, inoltre, non venivano fornite prove sufficienti che dimostrassero un vero e proprio smarrimento, soprattutto per capi di età pari o superiore a sei settimane. Le denunce, secondo l’ipotesi accusatoria, venivano recepite da parte del direttore del servizio veterinario “senza alcun vaglio critico e senza nessuna ulteriore approfondimento”.
Carenze anche riguardo a controlli sanitari che secondo la procura “potevano porre in essere potenziali condizioni di pericolo per la salute pubblica dovuto alle possibile diffusione di malattie infettive”.
I numeri degli smarrimenti, secondo gli investigatori, non erano credibili e basti pensare che nel periodo tra il 22 marzo e il 30 aprile del 2016, a fronte di 442 capi iscritti all’anagrafe ne venivano analizzati solo 144 e gli altri 298 risultavano non presenti, così come in un altro allevamento su 137 capi iscritti ne venivano controllati 34 e così via, un meccanismo che si ripeteva negli anni. Secondo l’accusa, inoltre, il medico veterinario dirigente del servizio, referente del direttore e quindi pubblico ufficiale avrebbe fornito “un contributo causale alla condotta illecita del collega omettendo anche di adottare atti che dovevano essere compiuti senza ritardi e consapevole delle irregolarità messe in atto dagli allevatori riguardo all’esecuzione della profilassi obbligatorie”. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Luca e Pasquale Motta, Leonardo Casciere, Umberto Paris, Paolo Vecchioli e Antonio Carugno.