L’Aquila. Intorno al nome del senatore Luigi Lusi, ex tesoriere della Margherita coinvolto in una vicenda giudiziaria, il Partito democratico abruzzese invece si fare fronte comune e tutelare un senatore che, seppure eletto in Liguria, ha operato in Abruzzo continua a combattere una battaglia interna sui rapporti che ogni iscritto aveva con Lusi e sulle parole spese nei suoi confronti dagli uomini del Pd. Dopo la “battaglia moralizzatrice” innescata dal segretario del circolo del Pd di Celano, Antonello Di Stefano, che ha segnalato alla commissione di garanzia del Pd l’ex segretario provinciale Michele Fina e l’ex tesoriere Loreto Ruscio rei di condurre tale battaglia contro Lusi a scendere in campo questa volta è Silvio Paolucci, segretario regionale del Pd che attacca Fina perchè sarebbe stato sponsorizzato proprio da parlamentare di Capistrello nella sua corsa alla segreteria regionale. “Contro la corruzione e la delegittimazione della politica servono riforme delle Istituzioni e dei partiti. L’antidoto è la grande partecipazione dei cittadini alle primarie dell’Aquila. Lusi non mi ha mai sostenuto ma di certo è stato un importante dirigente del Pd Abruzzo”, ha spiegato Michele Fina nel suo intervento, “io penso che ai gravi fatti che hanno investito ed investono gli uomini delle Istituzioni e dei partiti si debba rispondere con concrete proposte di riforma della politica. Anche in Abruzzo il governo della Cosa Pubblica ha evidente bisogno di una dose massiccia di trasparenza. Gli ultimi inquietanti casi Tancredi e smaltimento delle macerie chiamano in causa il Presidente Gianni Chiodi, il quale deve più di una spiegazione agli abruzzesi. Ma non basta. Troppi sono i casi di accertata o presunta corruzione. Un costo per la collettività che compete, in dimensioni, con l’evasione fiscale. E un colpo al cuore alla credibilità delle istituzioni. I partiti hanno il dovere di mettere in capo idee e riforme: ad esempio è giunto il tempo di istituire un’anagrafe, anche tributaria, degli eletti e dei dirigenti dell’amministrazione pubblica; Dobbiamo contrastare la corruzione dei funzionari pubblici incentivando le pratiche di denuncia, tutelando chi denuncia. Dobbiamo combattere la corruzione negli appalti, sempre più alimentata dalla criminalità organizzata, con alcuni strumenti preventivi e sanzionatori già sperimentati in alcune regioni in protocolli virtuosi di legalità. Bisogna assicurare la massima trasparenza degli atti amministrativi attraverso la pubblicazione, sul sito internet dell’ente pubblico, delle consulenze e delle collaborazioni, di tutti gli appalti e dei subappalti, introducendo meccanismi di regolamentazione dei conflitti di interessi ed incentivando la nascita di stazioni uniche appaltanti dotate di adeguate strutture e professionalità. Dobbiamo anche promuovere la nascita di “white lists” di operatori economici dotati dei necessari requisiti di moralità professionale e condizionare l’aggiudicazione degli appalti. L’Italia deve al più presto adottare gli strumenti previsti dalle convenzioni internazionali in materia di corruzione. Bisogna infine rivisitare il sistema sanzionatorio dei reati contro la pubblica amministrazione previsto dal codice penale, a partire da un cambio di prospettiva: non può, tutto sommato, essere “conveniente” commettere un reato com’è oggi visto che le pene non sono proporzionate al denaro sottratto.
Queste sono solo alcune proposte. Ho partecipato con molti giovani giuristi ed economisti, dirigenti e militanti del Pd alla giornata di lavori “Un Paese a corruzione zero!” a Canossa il 3 Marzo scorso. Sono state lì elaborate concrete proposte che ho solo in parte richiamato. Ecco, vorrei un partito così. In grado di denunciare ma anche di mettere in campo idee. Ed anche in grado di autoriformarsi. Perché oggi tutti i partiti, anche il Pd, sono esposti a degenerazioni. E non basta espellere o sospendere chi viene inquisito. Io ad esempio credo che sarebbe stato opportuno ascoltare Luigi Lusi e capire se ci sono responsabilità di altri. Auspico comunque che una verifica sull’intero fenomeno e sui suoi effetti ci sia. Altrimenti si rischia la “rimozione”, la quale, insegnano gli psicologi, è destinata a ripresentarsi. E non bastano, per usare le parole di Luigi Berlinguer, “gli antibiotici” se non si hanno abbastanza anticorpi. Il più importante tra gli strumenti preventivi è la partecipazione. Quella delle primarie dell’Aquila, luogo nel quale massima è l’esigenza di legalità nella ricostruzione. Oltre 5000 cittadini attivi, Massimo Cialente candidato Sindaco, Vittorio Festuccia ed i partiti del centrosinistra adesso sono alla prova delle elezioni. Ovviamente la partecipazione va coniugata con le regole ed il ricambio continuo della classe dirigente. Tra le regole è necessario che partiti, fondazioni politiche e comitati elettorali rendano trasparenti tutte le loro entrate e uscite finanziarie. Bisogna urgentemente riformare il finanziamento pubblico e privato ai partiti. Sul finanziamento pubblico, agganciare il rimborso alla spesa sostenuta, creare un organo deputato al controllo e riformare le sanzioni: multe, sospensione ed esclusione dall’assegnazione futura del rimborso. Sul finanziamento privato, introdurre un limite quantitativo e fattispecie penali per la violazione del limite al finanziamento. Allo stesso tempo bisogna introdurre regole basilari di promozione e tutela della dignità della rappresentanza politica. Disciplinare per legge specifiche cause di ineleggibilità che inibiscano la candidatura e comportino l’automatica decadenza dalle funzioni di rappresentanza politica ad ogni livello dei condannati in via definitiva per i delitti contro la pubblica amministrazione. Per il Pd abruzzese oggi il problema non è la vicenda giudiziaria Lusi o chi in buona fede ha condiviso con lui un percorso politico. Il problema è capire se si è stati in grado di prevenire il danno. Capire se dalla provincia dell’Aquila emergevano solo “critiche e divisioni politiche” è il compito di un organismo collegiale del partito che chiedo ancora a Silvio Paolucci di convocare. Io non ho mai avuto la fortuna di essere sostenuto da Luigi Lusi. Il 5 Aprile 2009, all’Assemblea regionale nella quale abbiamo eletto Silvio, Lusi nemmeno era presente. Se non ricordo male si trovava in Canada; qualche migliaio di Km distante da qualunque sostegno. Men che meno le persone vicine a Lusi, visto il conflitto in provincia, sarebbero state disposte a sostenermi. Siamo, tuttavia, nel campo delle pure ipotesi visto che io non ho “ritirato” la mia candidatura ma ho evitato di presentarla per dimostrare la maturità politica di una generazione. Una scelta che doveva saldare non strappare i rapporti politici tra noi. Leggere oggi che ebbe l’effetto contrario mi amareggia molto. Comunque, resta il fatto che quel 5 Aprile nessuno ebbe l’autorizzazione a raccogliere firme a mio sostegno e comunque non avrei mai considerato un’infamia l’improbabile sostegno di Lusi. Così come non è un’infamia che il Senatore Lusi abbia capeggiato una delle due mozioni che nel congresso successivo ha siglato l’accordo unitario a sostegno della rielezione di Silvio Paolucci alla segreteria regionale. Tutto questo dimostra solo che si tratta di un dirigente importante del nostro partito e non di un “eletto in Liguria” di cui nessuno si fidava. C’è bisogno dunque di interrogarsi tutti a fondo ed a conti fatti, forse, anche di ringraziare chi nei Circoli e nelle Amministrazioni comunali è stato baluardo della legalità e delle regole”.