Avezzano. “Alla Fiamm c’è un problema di decenza. In 40 anni di storia di questa grande azienda, la Fim ha sempre svolto un ruolo importante al tavolo sindacale e sociale, soprattutto quando si è trattato di assumere decisioni impegnative e, talvolta drastiche, per le sorti dei lavoratori”. Lo affermano Fim-Cisl, Rsu, Direttivo Fim e Fiamm/Siapra.
“Ha sempre svolto il proprio ruolo in primo piano: sia quando si è trattato di “rivendicare” condizioni economico – normative di miglior favore per i dipendenti, anche con pesanti azioni di lotta, sia quando, come nel mese di aprile 2002, l’azienda fu chiusa su disposizione dell’Arta e dei carabinieri del nucleo operativo ecologico, perché il piombo e altre sostanze, avevano superato le soglie d’inquinamento possibile, anche al di fuori del perimetro aziendale.
Così come ha fatto nel 2009, con l’accordo per la riduzione del costo del lavoro, per “sopprimere” la 14ma, per ridurre la forza lavoro di circa il 50% a fronte dell’ingresso in fabbrica di un centinaio di figli di dipendenti e, in tutte le altre occasioni in cui c’è stata la necessità di ricorrere agli ammortizzatori sociali, anche a quelli espulsivi dal mondo del lavoro.
Non si è mai sottratta, quando si è trattato di complimentarsi con la compagnia, per la scelta di destinare ad Avezzano, forti investimenti, ovviamente, figli naturali dell’accordo del 2009 e di quelli successivi, finanche a quelli previsti dal Pnrr, per il prossimo triennio.
La Fim è stata responsabile nel promuovere e/o condividere tutte le iniziative a tutela dei lavoratori più deboli nel periodo del Covid e, in ultimo, interprete principale quando, a giungo 2022, ha aperto il fronte per il riconoscimento del livello superiore e dell’elemento perequativo per i lavoratori somministrati. La Fim, ha avuto un ruolo importante quando, per decenni si è conteso il primato in tema di iscritti con la Fiom, assieme alla quale creò l’alto livello di relazioni sindacali che, fecero da apripista nell’intera Marsica industriale.
La Fim c’è ancora e, sebbene, con un numero d’iscritti inferiore, rispetto al passato, questo, non le impedisce di interagire direttamente con la direzione aziendale, così come ha fatto qualche giorno fa: quasi 2 ore di riunione serrata sui temi di interesse generale ma, soprattutto, per capire se, questa parvenza di sudditanza psicologica, sindacale e politica che “subisce” da parte di una Os, sia da considerarsi un cancro repellente a qualsiasi antidoto, oppure, se sia stata individuata la strada per debellarlo ed evitare che, le metastasi continuino a sfigurarla, facendola assomigliare sempre di più ad una volgare sede elettorale.
Su un capitolo in particolare, quello delle ultime 24 assunzioni interinali, il direttore del personale ha dichiarato che, il primo colloquio lo fa lui stesso e che, in caso positivo, il 2° è appannaggio dei capi reparto che, a questo punto, hanno la facoltà di giudicare se il candidato sia abile o meno.
Insomma, tralasciando tutti gli altri temi affrontati, un caporeparto, in una decina di minuti decide il futuro lavorativo di un “giovane” e anche dei meno giovani: roba da fenomeni del nuovo manuale di psicologia industriale applicato alla forza lavoro.
Seriamente complicato, credere che, un caporeparto possa decidere in autonomia e, questo, anche quando viene stravolto il concetto, secondo il quale “non sarebbe stato mai assunto personale over 50”, oppure ribaltare l’impostazione sulla scelta di professionalità, attraverso opportuni job – posting o, peggio ancora, quando s’infrange la regola aziendale di “non assumere personale senza diploma”.
Imbarazzante, poi, la non risposta sulle stabilizzazioni dei lavoratori, concordate e sottoscritte nell’accordo dell’ottobre del 2021: ad oggi, nessuna fumata bianca per chi ha tutti i requisiti per essere considerato dipendente Fiamm e non più in staff leasing. Basterebbe solo questo fatto per alzare il livello dello scontro sindacale, contro la staticità aziendale.
Invece, si continua a generare precarietà, oltretutto, in un’azienda che ha deciso di investire oltre 30 milioni di euro (gran parte fondi pubblici), qualche mese fa: questo mortifica le attese di lavoro della Marsica e dei suoi figli.
Per concludere, la Fim è convinta che, la buonafede del direttore del personale sia fagocitata da una vecchia linea di pensiero piena di tentacoli che, si pensava fosse finita all’inizio del 2022 ma, è costretta a prende atto che, la fabbrica, soprattutto in questo periodo di “floridità assunzionale”, sia, ancora più di prima, appannaggio di una masnada di interessi personali, opposti a quelli collettivi che, invece, significherebbero ricchezza per i lavoratori e per le Loro famiglie. La Fiamm-Siapra, se vorrà uscire da questo pesante equivoco, sindacale/sociale e politico; equivoco che, la sta rendendo la “barzelletta” della Marsica industriale, per il bene comune, dovrà tornare alla normalità: solo così, si farebbe il bene di questa Terra”, concludono.