Tagliacozzo. Secondo appuntamento in cartellone per la XXXIX edizione del Festival Internazionale di Mezza Estate che inaugurerà, nel chiostro del Convento di San Francesco in Tagliacozzo, martedì 1° agosto, alle ore 21,15, la sezione sinfonica. Il direttore artistico del festival Jacopo Sipari di Pescasseroli, che ha firmato il cartellone, realizzato col patrocinio del M.I.C, della Regione Abruzzo, della Città di Tagliacozzo, grazie alla aperta visione del Sindaco Vincenzo Giovagnorio e del suo Assessore alla cultura Chiara Nanni, della Banca del Fucino e della Fondazione Carispaq, ha inteso riservare due concerti al suo strumento d’elezione, il pianoforte.
“Ho pensato di invitare”, ha dichiarato il Maestro Sipari, “due dei maggiori interpreti italiani della tastiera: Federico Colli e Giuseppe Albanese affidando ad entrambi due opere pianistiche di sicuro impatto. Colli è un talento immenso, che forse siamo abituati ad apprezzare quale interprete mozartiano, ma sono sicuro che, in particolare in questo Šostakóvič, sarà magico. Un progetto, questo, che bisserò a Tirana e da subito gli ho messo a fianco quale tromba solista Xhino Daja prima parte dell’Opera di Stato d’Albania, per le sue straordinarie qualità tecniche e interpretative. Quanto alla IV sinfonia di Gustav Mahler è la prima volta che viene eseguita musica di questo autore a Tagliacozzo. Anche in questo caso ho pensato di proporre un autore estremamente emozionale e ricco di fascino che potesse, in qualche modo, essere simbolo di quel cambiamento che stiamo generando in questo festival. Sono molto grato all’amico Dian Tchobanov, ormai storico ospite del festival e raffinato direttore d’orchestra che ha accolto con entusiasmo di eseguire questo programma alla testa dell’Orchestra Sinfonica Abruzzese”.
“Dopo l’inaugurazione”, ha continuato il Direttore Artistico dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese, il violinista e manager culturale, Ettore Pellegrino, “con un prezioso Lago dei Cigni, entra nel vivo anche la parte sinfonica del Festival Internazionale di Mezza Estate e l’ISA è orgogliosa di esserne protagonista. Oltre al magnifico Primo concerto per pianoforte e orchestra di Shostakovich, eseguiremo la Quarta Sinfonia di Malher. Uno dei lavori più amati del compositore, che dopo tre movimenti classicheggianti, nell’ultimo propone, con una garbata ironia, un paradiso infantile dove tutto evoca il gioco e la danza. Ci sembrava questa suggestione particolarmente adatta ad offrire al pubblico del festival una serata di spensieratezza e benessere”.
La prima parte della serata saluterà l’esecuzione del concerto di Dmitrij Šostakóvič op.35 in do minore con finale in Do maggiore, il cui stile va da Beethoven al jazz e alla musica delle bande da giro. L’incipit dell’ Allegretto, infatti, sembra citare il primo tema dell’Appassionata del genio tedesco. Sulla intenzionalità della citazione si possono esprimere riserve e dubbi, ma il clima è senza dubbio serioso e persino drammatico. Il secondo movimento, valzer lento, ritorna al clima delle musiche da film e di scena, e potrebbe essere ricavato da un vaudeville, e nel finale, si evoca la musica da strapaese. Il terzo tempo, un Moderato, conduce senza soluzione di continuità al movimento finale; è un breve interludio aperto con un assolo del pianoforte.
Gli archi espongono un tema espressivo, interrotto dagli arpeggi del pianoforte che prepara il “galop” finale, un tumulto di melodie e ritmi. Il tema principale si evolve con frequenti variazioni di accenti e tonalità; la cadenza finale è una parafrasi del Rondò alla ungherese, quasi un capriccio, Op. 129 di Beethoven. Gli archi svolgono funzioni per lo più melodiche, il pianoforte è anche percussivo mentre la tromba fa da veicolo, un po’ jazzistico della nostalgia e nel finale anche un po’ pettegola, non lontana da quella che annuncia l’entrata di Dulcamara nell’Elisir d’amore di Gaetano Donizetti. Ben altra cosa è ovviamente – artisticamente e storicamente parlando – la Quarta Sinfonia di Mahler, quell’immenso canto alla natura ed all’innocenza vicinissimo a quel “Das Lied von der Erde” che segnò il ritorno da parte del compositore boemo ad un’orchestra “normale” (“normale” sempre in senso lato, si intende, mancando solo tromboni e tuba).
È incredibile pensare che la sua quarta sezione – la tenera visione di “Das himmlische Leben” che sarà interpretata dal soprano Marina Fita – fosse stata ideata già nel 1892, cioè otto-nove anni prima delle altre tre che la precedono nello schema compositivo: perché è così profonda la coerenza spirituale e così forte l’intreccio delle relazioni tematiche all’interno dell’intera costruzione. Mahler affermava che scrivere una sinfonia era per lui come «costruire un mondo con tutti i mezzi tecnici a disposizione».
Ma dire “mondo” appare riduttivo, poiché si tratta addirittura di un universo: complesso e lacerato, frenetico, multiforme, pluridirezionale, a volte contraddittorio, fatto di forti sbalzi ritmici, dinamici, stilistici, d’umore. Vi si accumulano materiali disparati, indifferentemente colti e popolari, aulici e triviali, tenuti insieme da programmi narrativi o simbolici intuibili anche se di rado espressi a parole: fanfare, danze, canti infantili, marce funebri e militari, canzonette da osteria, autocitazioni; i tamburi, i campanacci, le incudini che emergono dagli organici strumentali spropositati. Nella Quarta, Mahler rassicura se stesso e l’umanità della salvezza futura attraverso un sogno delle gioie della vita eterna. Per questa sinfonia, Mahler è ricorso a un canto di quattro strofe, da lui rimaneggiato rispetto alla lezione poetica originaria, che descrive Das himmlische Leben, “La vita celestiale”, osservata dall’occhio faceto e godereccio di un bambino.
È lo stesso Mahler, in una lettera a un’amica, a chiarire il programma della Quarta: «Per la verità volevo scrivere una Humoreske sinfonica, ed ecco che ne è uscita una sinfonia di dimensioni normali, mentre quando mi proponevo di scrivere delle sinfonie normali, mi venivano fuori delle opere che duravano il doppio o il triplo della regola. Nei primi tre tempi c’è la serenità di un mondo superiore e che ci è ignoto, che possiede qualcosa di terrorizzante e di orrido. Nell’ultimo tempo il bambino, che allo stato di larva è già appartenuto a questo mondo superiore, ne spiega il vero significato». Lo strumentale mahleriano già di per sé meno smisurato del solito sarà nell’adattamento di Simon che guarda ad un notevole precedente, l’elaborazione cameristica firmata da Erwin Stein per il “Verein für musikalische Privataufführungen”, la stagione concertistica viennese che Arnold Schönberg promosse tra il 1918 e il 1921 allo scopo di divulgare la musica nuova: malgrado la limitatezza di mezzi e spazio a disposizione, anche ampi lavori sinfonici vi venivano programmati, però ridotti ai minimi termini d’organico da Schönberg o dagli allievi e Simon pare voler recuperare questa prassi.
Prossimo appuntamento: mercoledì 2 agosto, ore 21.15 nel Chiostro del Convento di San Francesco con il I clarinetto dell’Orchestra Sinfonica Abruzzese Gianluca Sulli e il suo gruppo per la presentazione del progetto Livello21. Brani originali, scritti da Gianluca Sulli, contraddistinti da un linguaggio moderno, in cui convivono il pop, il funky, il jazz, la musica sudamericana, la musica classica e quella popolare italiana. Il gruppo è formato dal fondatore e leader Gianluca Sulli al clarinetto, Marco Salcito alla chitarra, Arcangelo Trabucco al pianoforte, Mario Guarini al basso, Aldo Leandro alla batteria e Antonio Franciosa alle percussioni. L’album Livello 21 è composto da brani originali di Gianluca Sulli, che si caratterizzano per essere la sintesi delle esperienze musicali ed umane diverse, sia dell’autore che dei musicisti coinvolti nel progetto, in un prender per mano il suono allo scopo di farlo giungere pieno, all’orecchio e iridescente, pervasivo e persuasivo