Tagliacozzo. Anche quest’anno le fiaccole accese sul campanile della chiesa di San Francesco hanno illuminato la notte della vigilia della festa per il Santo patrono d’Italia; come ad Assisi, per un ideale abbraccio, un gemellaggio spirituale, in segno di pace e di benedizione. La solenne cerimonia liturgica, nel giorno della festa, con il rito dell’offerta dell’olio per la lampada votiva, segno di toccante devozione in onore e memoria di Francesco, uno dei santi più amati dagli italiani e naturalmente dai tagliacozzani, ha dato voce al messaggio di condivisione fraterna del poverello d’Assisi. La lampada accesa è come una preghiera continua per ciascuno di noi; con la luce ardente si chiede al Signore, per l’intercessione di San Francesco, di proteggere la Marsica, la nostra cara Italia e il mondo intero. La nostra invocazione di aiuto a un santo che può aiutarci a cambiare il mondo nel nostro quotidiano, con il nostro piccolo ma significativo apporto, creando i presupposti per un avvenire in cui siano di casa valori quali l’incontro e l’accoglienza reciproca. La giornata di venerdì è stata caratterizzata dal rito del Transito dal tempo all’eternità di San Francesco, cioè il ricordo della morte attraverso gli scritti del Beato Tommaso da Celano, compagno e primo biografo del poverello di Assisi, ma anche letterato e poeta, autore del Dies Irae, morto lo stesso giorno di Francesco di quaranta anni dopo, le cui spoglie riposano proprio a Tagliacozzo. In serata, la solenne celebrazione eucaristica presieduta da padre Gabriele Daddario e concelebrata dai padri conventuali. Nell’omelia, padre Carmine Terenzio ha ricordato che “ognuno di noi sappia che la nostra vita ha una missione profonda, Francesco è l’uomo che ha presentato al mondo la fraternità come possibilità di incontro, una grande opportunità per esprimere la propria personalità”. Durante la Santa messa il sindaco di Tagliacozzo, Maurizio Di Marco Testa, ha rinnovato l’offerta dell’olio della lampada che arde durante l’anno presso la statua di San Francesco e la tomba di Tommaso. Gianluca Rubeo