Avezzano. L’associazione dei ristoratori d’Abruzzo ARIA ha inteso avviare un confronto con l’assessorato al Turismo della regione Abruzzo, con l’assessorato all’Agricoltura e con le parti politiche al fine di individuare misure e strategie divenute necessarie ad evitare il crollo economico del comparto turistico-gastronomico danneggiato enormemente dalla crisi sanitaria Covid-19.
“Preso atto che la crisi investe uniformemente un settore diffuso, eterogeneo e stratificato, costretto ancora oggi alla chiusura, è ormai oltremodo chiaro che le aziende della ristorazione non potranno tornare autonomamente sul mercato e ristabilire con proprie forze neppure la minima cifra della normalità lavorativa. Sotto il profilo delle politiche fiscali, sul tema degli indennizzi, sul tema della liquidità, sulla capacità di ridurre il costo del lavoro appare ormai urgente l’individuazione di differenti strumenti d’intervento flessibili che possano ben interpretare le variegate necessità di un universo imprenditoriale dalle molte facce”, si legge nella nota inviata alla nostra redazione a firma Valerio Di Mattia, presidente di Aria.
In maniera specifica, inoltre, l’associazione dei ristoratori d’Abruzzo ARIA, di fronte all’implosione economica in atto, condivide una riflessione fondamentale sulla necessità di garantire al comparto stesso una ristrutturazione strategica: è necessario pervenire a nuove condizioni economiche e fiscali tali da permettere la sostanziale riorganizzazione dell’intero settore anche attraverso il collegamento con altre economie fondamentali per il territorio regionale.
“La ristorazione può compiere un importante passo verso il rafforzamento del concetto di tipicità impegnandosi ad acquistare direttamente le produzioni dalla filiera agroalimentare regionale garantendo un’alta percentuale di consumo e dunque su questa base dovrebbe essere garantito alla ristorazione stessa un regime fiscale parametrato a quello degli agriturismi. In questo modo si garantirebbe un solido sostegno economico alle economie dell’agricoltura, del settore vitivinicolo, della pesca oltre che della ristorazione stessa la quale assumerebbe un ruolo importante all’interno di un progetto socio-economico di filiera volto all’espansione ed alla stabilizzazione del sistema produttivo e di consumo delle tipicità agroalimentari regionali”.
“In sostanza bisogna pervenire ad un potenziamento dei rapporti economici interni alla regione Abruzzo sviluppando l’idea di un “nuovo concetto di filiera”, ricomprendendo in essa, sotto il medesimo regime fiscale agevolato, le imprese agricole, il comparto dell’accoglienza turistico-gastronomica e la ristorazione di territorio. Verrebbe favorita ed aumentata in tal senso una dinamica espansiva attraverso un rapporto virtuoso sostanziato e sostenuto proprio dalla riclassificazione fiscale dell’intero sistema integrato. Va dunque agevolata su scala regionale una grande alleanza tra ristorazione e agricoltura attraverso una importante riforma del settore che appare ormai fondamentale”.
“Auspichiamo in questo senso che l’Abruzzo dia il suo importante contributo al dibattito nazionale che in questi giorni si orienta verso proposte simili nelle regioni gastronomiche più avanzate d’Italia e che trova testimonianza in diversi interventi pubblici svolti da grandi personalità della cultura gastronomica italiana, tra le quali emergono riferimenti importantissimi come Carlo Petrini e Massimo Bottura”.
“In particolare, per la nostra realtà regionale abruzzese, appare utile richiamare, quale strumento fondamentale e precursore, lo spirito della legge 1/2018 “Ristorante Tipico d’Abruzzo” che, assieme alla legge accessoria sull’agriturismo, sostiene la necessità di ampliare ulteriormente un concetto strategico di valorizzazione strutturale della filiera agroalimentare sotto il profilo economico, sociale e promozionale”.
“Facendo leva su indicatori fondamentali per la riconversione della ristorazione alla filiera agroalimentare regionale, sarebbero altresì necessarie altre azioni sottostanti come ad esempio l’organizzazione e la nascita di un mercato interno fornito di precisi strumenti di comunicazione e di servizi utili a mettere in rete le aziende, al fine di garantire relazioni dirette tra soggetti-impresa per l’acquisto dei prodotti, evitando inutili fenomeni di intermediazione che troppo spesso hanno determinato per la filiera stessa costi in sovrapprezzo tali da mettere fuori mercato la produzione regionale di qualità”, conclude Di Mattia.