È caccia a pillole a base di iodio. A testimoniarlo, la farmacia Santa Caterina di Avezzano che, nelle ultime settimane, ha registrato un aumento della richiesta di questi prodotti. In seguito allo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina, infatti, il timore di un attacco nucleare ha portato numerose persone a recarsi in farmacia per chiedere informazioni su queste compresse.
Le pillole che si trovano in farmacia possono davvero aiutare a proteggere il nostro organismo? Serve realmente la loro assunzione in caso di scoppio di guerra nucleare? Con la farmacia Santa Caterina di Avezzano facciamo chiarezza.
Cosa sono e a cosa servono
Le pillole allo iodio sono composte da ioduro di potassio, sale inorganico dello iodio che include tra le sue funzioni, il trattamento dell’ipertirodismo. Le pasticche a base di iodio stabile, e quindi non radioattivo, vengono utilizzate anche in caso di attacco nucleare perché capaci di bloccare l’assorbimento dello iodio radioattivo da parte della tiroide. Sono ricordate, infatti, per il loro utilizzo in seguito al disastro di Chernobyl, nel 1986.
È consigliato assumerle in questo momento?
La risposta è no. L’assunzione preventiva di queste pillole non ha senso e genererebbe solo problemi. Inoltre, gli integratori che si trovano in farmacia molto spesso contengono una quantità di iodio insufficiente per proteggerci dagli effetti di un potenziale attacco nucleare. Per bloccare il funzionamento della tiroide ci vogliono quantità elevate di iodio, non basta quindi un semplice integratore ma ci vuole un farmaco.
Effetti collaterali
È consigliabile assumere le pillole allo iodio solo su indicazione del medico. Alcuni soggetti, come per esempio gli over 60, potrebbero essere esposti allo sviluppo di malattie autoimmuni come ipertiroidismo. Per quanto riguarda, invece, gli individui con più di 40 anni, l’uso di queste compresse potrebbe risultare controproducente o potenzialmente tossico.