Avezzano. I coniugi Aratari devono restare agli arresti. E’ quanto stabilito dal tribunale del riesame dell’Aquila riguardo uno dei principali indagati nell’ambito dell’inchiesta sui falsi certificati medici, Arnaldo Aratari, e a sua moglie Tiziana Mascitelli. Il giudice Romano Gargarella (Presidente) ha infatti respinto l’istanza di scarcerazione presentata dall’avvocato Antonio Valentini, difensore dei coniugi marsicani. Gli interrogatori delle persone arrestate nell’ambito dell’inchiesta della Guardia di Finanza sui falsi certificati si sono conclusi nei giorni scorsi e questo primo diniego da parte del tribunale della Libertà è determinante anche in vista della decisione che verrà adottata riguardo agli altri indagati.
Trasferito a Rebibbia, dal carcere San Nicola di Avezzano, Arnaldo Aratari. Le motivazioni che hanno portato l’autorità penitenziaria a tale decisione non sono ancora state chiarite. La seconda invece si trova ai domiciliari.
L’operazione “Tutti per uno” della procura di Avezzano ha portato a dieci ordini di custodia cautelare, di cui tre in carcere e sette ai domiciliari, emessi dal gip del Tribunale di Avezzano Maria Proia. Fatta eccezione per il latitante in Galles, Giuseppe Agostinacchio, 52enne, ex carabiniere, sono stati tutti ascoltati tra lunedì e martedì alla presenza del pubblico ministero Roberto Savelli, titolare dell’inchiesta sui falsi certificati con le accuse di frode processuale, corruzione, falsità materiale ed ideologica, frode assicurativa, truffa ai danni dello Stato e favoreggiamento.
Lunedì e martedì il tribunale del Riesame sarà chiamato a decidere sulle sorti di altri indagati, il medico psichiatra Angelo Gallese, al centro dell’inchiesta, il paziente Orlando Morelli, rom di Avezzano con dei precedenti di polizia, entrambi in carcere, rispettivamente a Pescara e ad Avezzano, il medico Gino Arioli, ai domiciliari, e l’ex dirigente delle cooperative agricole, ex consigliere regionale e consulente di aziende private attualmente pensionato, Mario Panunzi, tutti difesi dagli avvocati Franco Colucci e Antonio Milo.