Avezzano. Scelgono il rito abbreviato in quattro, il pm chiede pene che vanno da tre a quattro anni di reclusione. Il processo è quello per l’inchiesta sui falsi certificati medici alla Asl di Avezzano. Nel corso dell’udienza davanti al giudice del tribunale di Avezzano, ieri mattina i legali delle hanno chiesto il rito abbreviato per Arnaldo Aratari di Gioia dei Marsi, personaggio chiave nell’inchiesta insieme allo psichiatra della Asl di Avezzano Sulmona L’Aquila e responsabile del Centro d’igiene mentale (Cim) di Avezzano, Tiziana Mascitelli, moglie di Aratari, Guglielmo Mascitelli, anziano suocero di Aratari e Luigi Maiello, agente di polizia penitenziaria di Avezzano. Per quest’ultimo e per Aratari la richiesta del pubblico ministero Andrea Padalino è stato di quattro anni.
Gli altri indagati dovranno comparire davanti al gup nell’udienza preliminare rinviata al 17 maggio. Nel corso dell’udienza c’è stata l’arringa delle parti per quanto riguarda il rito abbreviato, mentre il pm ha chiesto il rinvio a giudizio per Maria Palma Di Biase di San Benedetto dei Marsi, Paolo Di Bella di Avezzano, il medico Gino Arioli di Ortucchio, Njiac Shahini di Avezzano, Orlando Morelli di Avezzano, Ida Morelli di Avezzano, l’ex consigliere e assessore regionale Mario Panunzi di Avezzano, Carmine Macerola, carabiniere in congedo di Cerchio, Giuseppe Agostinacchio, carabiniere in pensione originario di Roma, Gianluca Alfonsi, consigliere provinciale e finanziere di Gioia dei Marsi. Quest’ultimo è estraneo alla vicenda dei falsi certificati perché è accusato di aver rivelato alcune informazioni riguardante l’indagine mentre parlava con l’accusato Aratari, suo compaesano. Per Paola Fracassi, per la quale è stato chiesto il non luogo a procedere. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Antonio Valentini, Mario Del Pretaro, Antonio Milo, Franco Colucci, Dario Visconti, Antonio Pascale e Cesidio Di Salvatore.
L’accusa si basa sulle indagini della Guardia di finanza, che ha acquisito un’ampia documentazione video e fotografica anche all’interno di locali della Asl. Le accuse vanno dalla frode assicurativa alla truffa ai danni dello Stato, dalla corruzione al falso. L’operazione “Tutti per uno” ha portato a maggio all’esecuzione di dieci ordinanze di custodia cautelare di cui tre in carcere e sette ai domiciliari. La richiesta di rinvio a giudizio era stata firmata dal sostituto procuratore Roberto Savelli il 3 ottobre 2018.
La vicenda, collegata anche ad altri filoni su false invalidità, ha fatto emergere, sempre secondo le indagini, un sistema di collegamenti ambigui tra il mondo delle consulenze, quello medico e quello di pazienti conniventi, ma anche il coinvolgimento di insospettabili. Secondo gli accertamenti investigativi delle Fiamme Gialle di Avezzano, il Centro di salute mentale della Asl era stato trasformato in una sorta di “emporio” di certificati medici falsi, con il dirigente che dietro pagamento di somme di denaro dispensava documenti utili ad avanzare domande risarcitorie all’esito di incidenti stradali, istanze di congedo per malattia al proprio datore di lavoro, domande di invalidità e persino richieste di autorizzazioni o permessi per superare misure cautelari pendenti.