Avezzano. Ci sono anche esponenti delle forze dell’ordine, dei carabinieri, finanza, polizia penitenziaria, coinvolti nell’inchiesta delle Fiamme gialle che ha portato all’arresto di dieci persone e all’iscrizione sul registro degli indagati di altre otto persone. Tra le persone coinvolte ci sono un noto psichiatra di Avezzano, oltre ad altri medici, imprenditori, politici locali, anche un agente e dei pluripregiudicati.
Gli arrestati. Dieci gli ordini di custodia cautelare emessi dal gip del Tribunale di Avezzano . I provvedimenti di custodia cautelare sono stati emessi nei confronti di Arnaldo Aratari, 60 anni, di Gioia, ex professore e patron del centro di riabilitazione Medisalus, Angelo Gallese, 62, di Avezzano, psichiatra responsabile del Centro di igiene mentale, Orlando Morelli, 43, di Avezzano, tutti in carcere, Tiziana Mascitelli, 52, di Gioia, moglie di Aratari, Luigi Maiello, 48, di Avezzano, Carmine Macerola, di Cerchio, Maria Palma Di Biase, 64, di San Benedetto, Gino Arioli, 65, di Ortucchio, medico, Mario Panunzi, 72, di Avezzano, ex assessore regionale, Giuseppe Agostinacchio, 52, di Roma, tutti ai domiciliari.
Gli indagati. Ci sono poi otto persone indagate senza provvedimenti, tra cui politici, un medico legale di Carsoli e anche persone delle forze dell’ordine. Tra gli otto indagati a piede libero figura in nome del consigliere provinciale Gianluca Alfonsi, residente a Gioia dei Marsi. Gli altri indagati sono Paolo Di Bella, Njiac Shahini, Ida Morelli, Paola Fracassi, tutti di Avezzano, Guglielmo Mascitelli, 90, di Gioia, suocero di Aratari, Mauro Arcangeli, di Carsoli e Raffaele La Russa, di Catanzaro.
L’operazione. E’ stata avviata nel 2016 ed è stata portata avanti con l’ausilio di intercettazioni, pedinamenti e registrazioni ambientali e video. La guardia di finanza ha portato alla luce, nel corso di dell’operazione denominata “Tutti per uno”, un vero emporio di certificati falsi. I finanzieri hanno eseguito i provvedimenti dalle prime ore dell’alba. L’attenzione investigativa si concentrava su un’importante impresa sanitaria il cui amministratore risultava dedito a condotte truffaldine anche attraverso l’illecita remunerazione di pubblici impiegati e di pubblici ufficiali al fine di ottenere false certificazioni di natura medica a sé e alla sua famiglia favorevoli e, in particolare, alla di lui consorte.
Carabinieri nel giro. Un aspetto inquietante della vicenda è che sarebbero coinvolti, oltre a pubblici ufficiali e a uomini inseriti nell’apparato pubblico e amministrativo dello stato, anche esponenti delle forze dell’ordine. Sarebbeo coinvolti, infatti, alcuni carabinieri, ma anche un esponente della polizia penitenziaria e delle fiamme gialle.
Le accuse. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza dell’Aquila e di Avezzano stanno notificando i provvedimenti cautelari nei confronti di altrettanti soggetti responsabili a vario titolo di frode processuale, corruzione, falsità materiale ed ideologica commessa da pubblici ufficiali in atto pubblico, frode assicurativa, truffa ai danni dello Stato e favoreggiamento. Secondo l’accusa, venivano messi in atto operazioni, con la collaborazione di medici, consulenti e persone che lavoravano nel circuito amministrativo per rilasciare, in cambio di denaro, certificazioni false, soprattutto certificati medici, anche psichiatrici, utili a ottenere benefici sia dal punto di vista lavorativo che economico. Nel collegio difensivo ci sono gli avvocati Antonio Milo e Mario Del Pretaro.
Lo psichiatra. Più in particolare, emergevano chiari elementi di prova circa la redazione di falsi certificati, dietro pagamento di somme di danaro, da parte di Angelo Gallese, 62, di Avezzano, psichiatra responsabile del Centro di igiene mentale (Cim) della Asl di Avezzano Sulmona L’Aquila, il cui studio veniva sottoposto ad intercettazione ambientale ed a monitoraggio video. Tali strumenti investigativi permettevano di registrare il quotidiano svolgimento da parte dell’indagato di un’incessante e lucrativa attività di vendita di certificati falsi ai diversi avventori che, si presume, sulla base di un criminale passaparola, si avvicendavano nel suo ufficio.
Un sistema statale corrotto. Il quadro emergente all’esito di tali indagini appariva particolarmente desolante: da una parte un rappresentante delle istituzioni che, nonostante il giuramento di fedeltà allo Stato ed il giuramento di Ippocrate, trasformava il suo ufficio presso il Centro di Igiene Mentale, preposto alla cura di persone con malattie psichiche, in un vero e proprio emporio di certificati falsi, dall’altra un’inquietante congerie di persone, anche fra loro diverse – quali l’imprenditore, il politico locale, il medico di pronto soccorso, il dipendente della multinazionale, ma anche il vecchio migrante, il pluripregiudicato, ecc. – che non si facevano remora alcuna di pagare somme illecite pur di ottenere fraudolenti certificati medici, con cui avanzare domande risarcitorie all’esito di sinistri stradali, istanze di congedo per malattia al proprio datore di lavoro, domande di invalidità o di esonero dal presenziare ai processi.
Sequestro delle cartelle cliniche. Le indagini si concludevano con l’acquisizione presso il Centro di Igiene Mentale delle cartelle cliniche e dei certificati redatti dallo psichiatra e con la perquisizione degli immobili nella disponibilità di quest’ultimo, rinvenendo, in entrambi i casi, importanti riscontri alle ipotesi accusatorie formulate a seguito dello svolgimento delle operazioni di intercettazione. In particolare, a seguito della perquisizione eseguita presso l’abitazione del medico infedele, la Guardia di Finanza accertava l’esistenza di due locali adibiti a studio; uno di questi presentava al proprio interno un lettino medico, un separé ambulatoriale ed un armadio a vetri contenente numerosi medicinali. Il luogo, evidentemente, era dedicato anche alla ricezione dei pazienti, nonostante l’indagato operasse in regime di intra-moenia. Avvalora tale ipotesi il rinvenimento di altro materiale quali cartelle cliniche, ricettari, timbri dell’ASL.
I casi più eclatanti di mercimonio delle funzioni da parte del detto medico hanno riguardato: la produzione di elementi di prova fittizi per incrementare le richieste risarcitorie che un politico, noto a livello locale per aver ricoperto l’incarico di consigliere regionale, aveva avanzato ad un importante società assicurativa; l’elaborazione di false certificazioni a favore di un altro medico per evitare a quest’ultimo il trasferimento di sede; l’attestazione di patologie inesistenti fornita ad un noto pregiudicato che si era rivolto a lui per ottenere certificazioni sanitarie che lo esentassero dal presenziare ai processi a suo carico evitandogli così situazioni “particolarmente stressanti” (episodio riportato nell’allegato filmato); il riconoscimento di false malattie psicosomatiche a due pubblici dipendenti che consentivano, ad uno, di assentarsi dal lavoro per periodi prolungati, e, all’altro, di ottenere l’esonero dalle attività lavorative pur mantenendo lo stipendio.