Cerchio. Era accusata di omicidio colposo per la morte del figlio 29enne, Renato Amiconi, nell’esplosione della casamatta di Cerchio, avvenuta il 9 agosto 2007. Ora è stata assolta in corte d’Appello perché il fatto non costituisce reato. Si tratta di Franca Tirabassi, che insieme al marito Graziano Amiconi gestivano l’azienda di famiglia per la preparazione di fuochi d’artificio.
La tragedia avvenne intorno alle 15,30 in una manciata di secondi. Ad andare in frantumi una delle tre case matte che la ditta utilizza per confezionare fuochi d’artificio. L’esplosione disatomizzò letteralmente la struttura che si è ripiegata su se stessa come se fosse di cartone. A fare il resto ci pensò il rogo divampato subito dopo il botto. L’esplosione distrusse anche un furgone aziendale che era stato divorato dalle fiamme. In un primo momento si sperò che l’incidente non avesse coinvolto nessuno. Invece subito dopo la scoperta della morte di Renato, che aveva solo 29 anni. Dopo l’incidente fu aperta l’inchiesta e al tribunale di Avezzano, in primo grado, il padre fu scagionato, mentre l’amministratore, la madre della vittima, fu condannata per omicidio colposo. Il pm era Maurizio Mario Cerrato e il perito Minervini, dell’Esercito italiano, lo stesso che si sta occupando del caso di San Donato dove sono morte tre persone. La donna, in secondo grado, è stata invece assolta perché il fatto non costituisce reato. Infatti le norme di sicurezza erano state tutte rispettate.