Celano. Ricerche in un torrente nei pressi del casolare dove Dino Stornelli, 42 anni, l’uxoricida di Celano, si è tolto la vita dopo l’omicidio della moglie polacca. Intanto ieri è stata eseguita l’autopsia sul corpo di Halina Renata Kaminska (41) e anche su quella del marito. I funerali dovrebbero tenersi domenica, ma in funzioni religiose separate.
Chiuso il caso sulla modalità e sul movente riguardanti l’omicidio ora resta solo un tassello da aggiungere al semplice puzzle del delitto passionale. Che fine abbia fatto quel coltello con cui sono stati sferrati una dozzina di colpi sul corpo di Halina, è ancora un mistero. Dall’autopsia sarebbe emerso che l’arma era un coltello di circa 15 centimetri. Ieri mattina la Procura della Repubblica di Avezzano ha conferito l’incarico per eseguire l’autopsia sul corpo della donna e su quello del marito Dino Stornelli. L’accertamento è stato portato a termine nella tarda serata e avrebbe confermato la presenza sul corpo della donna di una dozzina di fendenti. Quelli letali sarebbero stati però i tre inferti al collo, nella parte destra, subito sotto la mandibola. Un controllo è stato eseguito anche sul corpo del marito, uccisosi con un cappio alla gola in un casolare in costruzione di sua proprietà. Il risultato degli esami tossicologici dovrebbe essere pronto nel giro di 30 giorni. Intanto stanno tornando dalla Polonia la sorella e gli altri familiari di Halina. Il loro arrivo in Italia è previsto entro in mattinata. Le esequie dovrebbero tenersi domenica. La cerimonia funebre per Stornelli sarà svolta nella chiesa di San Giovanni e quindi l’ipotesi di un’unica funzione religiosa per entrambi sembra svanire. Per quanto riguarda lei i funerali potrebbero tenersi il giorno dopo, oppure in un orario successivo. Ci sarebbe, però, la volontà di rimpatriare il corpo e trasferirlo in Polonia, ma il figlio adolescente avrebbe manifestato il desiderio che la salma della mamma venga tumulata a Celano, dove il ragazzo avrebbe intenzione di rimanere.
Le indagini a Celano però continuano. I carabinieri della stazione di Celano hanno controllato minuziosamente i due chilometri che passano tra l’abitazione di via Sagittario, dove è avvenuto l’omicidio, e il casolare che si trova nella zona dello stadio, dove l’omicida si è precipitato subito dopo la tragedia. Controlli eseguiti a piedi, soprattutto nell’ultimo tratto dove la via è costeggiata da un piccolo torrente con acqua stagnante, nascosto in parte dalla vegetazione. Non è chiaro se subito dopo l’omicidio, nello scontro con il padre nel vicolo dietro la sua abitazione, l’uomo avesse ancora con sé l’arma. Il fatto che non sia stata ritrovata né in casa, né in strada fa presupporre che l’abbia portata con sé sporca di sangue. Al riguardo, però, non ci sono testimonianze in merito. Il padre Domenico non ricorda nulla al riguardo. E’ quindi durante il tragitto che lo ha portato a un casolare in periferia che si è disfatto dell’arma, forse lanciandola dal finestrino dell’auto, quasi a esorcizzare quel gesto inconsulto, come un atto liberatorio da ciò che è stato il tramite della morte. Durante quel tragitto ha ricevuto la telefonata del nipote, figlio del fratello, a cui avrebbe riferito dell’intenzione di portare a termine il gesto estremo. Per raggiungere via Vicenna aveva tre possibilità. Il tragitto più corto è quello che attraversa via San Ferrante, un chilometro e 300 metri in tutto. Ma avrebbe potuto percorrere anche via Muranuove, un chilometro e seicento metri, oppure via Ranelletti, due chilometri. I carabinieri hanno però controllato gran parte di questi percorsi senza successo.