Avezzano. “Tutti gli esercenti stanno sostenendo sacrifici elevatissimi in termini di spese, di chiusure anticipate, di rispetto delle regole imposte. Tutto il lavoro fatto, tutto lo sforzo dei commercianti e degli imprenditori, rischia però di essere vanificato dalla poca attenzione dei giovani che troppo spesso di assembrano, parlano e si avvicinano tra loro senza uso di mascherine e altre precauzioni”.
A parlare è il presidente della Confesercenti di Avezzano, Filiberto Figliolini che però ci tiene a sottolineare che il suo messaggio non è di accusa, non è un attacco e che il tono del confronto deve assolutamente essere conciliante e con uno scopo solo ed esclusivamente educativo, nei confronti di chi sta sottovalutando l’emergenza sanitaria.
In questi giorni non sono passati inosservati gli atteggiamenti di tanti giovani che spesso si ritrovano sulle strade del centro di Avezzano. Soprattutto sulla strada che costeggia l’ex Standa, dove da mesi, la notte, dorme anche un barbone.
“I ragazzi spesso non indossano la mascherina e stanno stretti tra loro”, aggiunge il presidente della Confesercenti, “noi riceviamo in continuazione le chiamate degli esercenti a ridosso del centro, che lamentano che così facendo si mettono a rischio tutti i sacrifici che stanno sostenendo i proprietari di attività che stanno stringendo i denti e che a stento stanno cercando di andare avanti. Anche per non compromettere la serenità dei propri dipendenti e delle loro famiglie”.
E così, alle porte del week end, ci sono state anche le segnalazioni fatte alle forze dell’ordine, alla polizia locale ai carabinieri e alla polizia, che però si ritrovano ora a fare i conti non più con furti e rapine che a quanto pare sono tornati dopo un periodo di lockdown che a quanto pare ha attraversato anche il crimine, ma anche con i giovani che non indossano le mascherine. E non solo ragazzi ma anche adulti che con i bambini si intrattengono in piazza Risorgimento, spesso senza alcuna protezione.
“La nostra associazione non ha alcuna intenzione di attaccare né i giovani né le forze dell’ordine. Queste ultime fanno quello che possono considerato il numero di uomini sul territorio e i mezzi che forse in un periodo come questo non sono sufficienti a far fronte all’emergenza”, sottolinea Figliolini, “i giovani vanno educati, vanno coinvolti, vanno attenzionati sulla vastità di questa emergenza, perché un loro atteggiamento sbagliato può compromettere la salute non solo loro ma anche di chi trovano a casa al rientro, che sia un genitore piuttosto che un nonno anziano”.
Prima della chiusura delle scuole superiori che alla fine “si sono arrese” alla didattica a distanza, alcuni lettori ci avevano anche sollecitato a denunciare quanto accadeva quando i ragazzi per protesta non entravano a scuola perché un professore aveva comunicato l’esito positivo del tampone e la scuola comunque rimaneva aperta.
Quando i ragazzi si allontanavano da scuola con le mascherine e poi si assembravano davanti ai bar senza precauzioni per impedire un eventuale contagio.
Alla riflessione del presidente Confesercenti Figliolini si aggiunge quello che in tanti in questa nuova fase di emergenza sanitaria portano quotidianamente all’attenzione non solo dei giornalisti ma anche delle bacheche social di politici, amministratori e gruppi che raccolgono paese per paese i cittadini della Marsica: che è quella della grande responsabilità che si ha ad esempio nelle chiese, chiuse dai sacerdoti quando non c’è messa, dove è sparito lo “scambiamoci un segno di pace” e dove si entra solo dopo la misurazione della temperatura e la pulizia delle mani con il gel, oppure dei bambini delle elementari, costretti seduti ai banchi per ore, dove consumano anche il pasto, a porte chiuse, quando la mensa distribuisce i vassoi.
O ancora, le scuole, dove le insegnanti non possono più toccare libri e quaderni degli alunni e dove i bambini più timidi che avrebbero bisogno solo di un abbraccio, non possono più riceverlo.
Il tutto ad Avezzano, dove c’è un ospedale ormai al collasso, dove pazienti cui viene accertato il Covid, rimangono per giorni sotto un tendone, senza cibo, acqua e coperte. Dove il personale sanitario è allo stremo, anche psicologicamente, continuamente vessato da chi punta il dito gridando ciò che non va, addossando responsabilità solo a chi si ritrova sempre e comunque all’ultimo anello della catena della sanità, in faccia al pericolo.
Lo stesso ospedale dove gli ammalati sono morti nei parcheggi, dentro alle auto. Scene apocalittiche finite sui tg della cronaca nazionale che però, evidentemente, non sono state diffuse abbastanza o abbastanza adeguatamente.