Avezzano. In questi giorni di quarantena siamo in contatto costantemente con amici e parenti che si trovano dall’altra parte dell’Italia o addirittura del mondo. Proprio dall’altra parte del mondo si trova don Beniamino Resta, missionario della diocesi dei Marsi in Brasile. Anche lì a Itaquaquecetuba è arrivato il coronavirus e ha gettato ancora più nella disperazione famiglie povere e al collasso. Don Beniamino va avanti con la sua attività pastorale, cerca di assistere i bisognosi e di dare da mangiare ai bambini. In tanti sono rimasti senza lavoro, la soglia di povertà è allo stremo e si continua a morire giorno dopo giorno.
“É di questa mattina la notizia, pubblicata in uno dei siti di informazione qui in Brasile, che in un solo quartiere della periferia di Sao Paulo, in una settimana, ci sono state 33 morti per Covid-19”, ha raccontato don Beniamino già parroco di Sante Marie e Caruscino, “e, continua l’articolo di Vinicius Torres Freire, in Sao Paulo e in generale nel Brasile, contiamo il minor numero di Test dell’intera America Latina e “il Brasile non conosce nemmeno i suoi numeri”.
Questa è la situazione che viviamo in Brasile: totale confusione e disinformazione. Il ministro della salute, adeguandosi alle linee dell’OMS, ha invitato a non uscire di casa; il Governatore dello Stato di Sao Paulo, Joao Doria, ha decretato la quarantena prima fino al 7 aprile e ora fino al 22, così come altri governatori di alcuni Stati del Brasile. Il presidente Bolsonero peró continua ad essere contrario alla quarantena: lui stesso esce e sta continuamente in mezzo alle persone favorendo i raggruppamenti. Inoltre da una decina di giorni minaccia di esonerare dal suo ruolo il ministro della salute perchè, applicando le indicazioni dell’OMS, sta fermando l’economia del Paese. Le notizie dicono che le dimissioni del Ministro della Salute arriveranno da qui a poche ore, con una pandemia in corso e nel caos totale del Paese che non ascolta una voce unanime dal governo ma voci discordanti che disorientano persone a volte già provate da fame e povertà . Un altro particolare è raccapricciante: a gennaio o febbraio (non ricordo bene ora le date) il presidente, insieme ad altre persone dello staff, è stato negli USA. Venti persone del gruppo sono risultate positive al virus. Una delle guardie del corpo è morta a causa del Covid-19. La stampa ha chiesto più volte il risultato del test del presidente Bolsonero ma il governo ha immediatamente messo a tacere tutto dichiarando che il presidente era negativo. La domanda di molti è stata: come è possibile che solo lui dell’intero gruppo non abbia contratto il virus? Perchè il Presidente riduce tutto ad un semplice raffreddore che passa da solo?
Secondo l’ultimo bollettino, di ieri pomeriggio, abbiamo, in tutto il paese, 1736 morti e un totale di 28320 di persone positive al virus. Nelle ultime 24 ore abbiamo avuto 204 decessi. E cosa sono su una popolazione di 220 milioni di abitanti? Delle 204 persone decedute nelle ultime 24 ore, 190 sono di Sao Paulo. E cosa sono 190 morti su una popolazione di quase 23 milioni di abitanti? Queste sono le domande del presidente e di quelli che lo appoggiano. Ma qual è la reale situazione? Nessuno lo sa. Le linee guida per lo Stato di San Paolo sono queste: se hai i sintomi (febbre alta e tosse) devi restare a casa per 14 giorni. Se nel frattempo cominci ad avere difficoltà respiratorie allora puoi chiamare il numero verde. Se non ce la fai più a respirare puoi farti portare al pronto soccorso dove faranno gli esami i cui risultati, peró, arrivano dopo 20 giorni perchè, in tutta Sao Paolo, abbiamo un solo laboratorio che fa il test. Ieri, per esempio, sono state confermati tre decessi per coronavirus a Itaquaquecetuba ma le tre persone erano morte tra la fine di marzo e l’inizio di aprile. Lunedì di pasquetta ho mandato un messaggio ad una persona amica che lavora nell’ospedale (privato) dove vado quando ho bisogno e mi diceva che hanno due ali intere occupate solo da pazienti Covid19 e hanno fatto una terapia intensiva in più e le due sono già strapiene. ..ma secondo i dati ufficiali gli ospedali sono vuoti.
A Mogi das Cruzes stanno costruendo un ospedale da campo. Anche Itaquaquecetuba ha ricevuto i fondi per farne uno, ma finora non si sa niente e non si fa niente. Nello Stato di Sao Paulo siamo in quarantena dal 19 marzo. La prima settimana è stata su per giù osservata, ma le continue dichiarazioni del presidente a reti unificate di non rispettare l’isolamento sociale e tornare a lavorare, ha portato moltissimi per strada, specialmente qui nella periferia dove continuano le feste in mezzo alla strada, soprattutto durante il fine settimana, che di notte vedono raggrupparsi una marea di ragazzi e ragazze dalle 22:00 alle 6/7 del mattino. Durante il giorno le persone sono tranquillamente per strada e affollano i negozi senza nessuna protezione e distanza minima tra loro.
I fondatori delle maggiori chiese neo pentescostali, che appoggiano il falso Messia (il nome del presidente è Jair Messia Bolsonaro), hanno fatto causa al governatore di Sao Paulo perchè aveva vietato le celebrazioni publiche in tempo di quarantena. Per fortuna è stato mantenuto in vigore il decreto ma molte chiese evangeliche continuano i loro culti publici. Mi dicevano che il giorno di Pasqua varie chiese qui nel mio territorio parrocchiale (se ne contano circa 400) erano strapiene. Per fortuna la Conferenza dei Vescovi Brasiliani ha proibito le celebrazioni con la presenza del popolo e noi cattolici stiamo obbedendo e esortando continuamente i nostri fedeli a restare a casa.
Ieri leggevo che un vescovo ha permesso le celebrazioni con il popolo nella sua diocesi. Vari preti cominciano a rallentare la quarantena dicendo sì di non partecipare alla Messa ma che comunque restano a disposizione per coloro che vogliono andare in chiesa e fare la comunione. Qui in Brasile le parrocchie si mantengono solo e esclusivamente sulle offerte che entrano. Anche le diocesi si mantengono sulle offerte. Nella nostra diocesi di Mogi das Cruzes paghiamo, ogni mese, la tassa del 13% su tutte le entrate. Con le chiese chiuse abbiamo il grande problema della sopravvivenza. Specialmente le parrocchie di periferia, come la mia, dove esiste la miseria, stanno avendo difficoltà anche a pagare le bollette. Ma, fin dall’inizio della crisi del coronavirus, la mia domanda è sempre la stessa: cosa è più importante, la vita o i soldi? I debiti, quando tutto passerà, pian piano li pagheremo, ma la vita non si può recuperare!
Nella nostra Parrocchia stiamo avendo i primi seri problemi: moltissimi sono stati licenziati per causa della crisi economica, causata dalla quarantena. Il governo ha fatto due decreti che, secondo me, porteranno al disastro totale. Il primo decreto è un aiuto economico di emergenza di 600 reali (105 euro) al mese per tre mesi per chi ha perso il lavoro. Il secondo decreto aiuta le imprese che possono ridurre il salario mensile del 70% agli operai. Moltissimi dei miei parrocchiani, chi non è stato licenziato o messo in ferie non remunerate, hanno subito il taglio del salario mensile del 70% e i tanti che hanno fatto richiesta dell’aiuto emergenziale ancora non hanno ricevuto nemmeno la risposta circa l’ approvazione della loro richiesta. Tutto questo vedrà la miseria crescere a livelli esponenziali e con la miseria cresce la violenza, i furti ecc. Ecc.
Come parrocchia ci stiamo sforzando e, nonostante la quarantena, ho chiesto ai giovani delle comunità di aiutarmi per continuare a servire per lo meno il pranzo ai poveri. L’ aiuto dei giovani (io sono con loro tutta la mattina) ha permesso alle volontarie che di solito si occupano del servizio, mamme di famiglia, di restare a casa. Ogni giorno serviamo circa 90/100 pranzi da asporto. Il refettorio della mensa non ha finestre e non ha ventilazione perciò preferisco che si prepari il pranzo, si serva nelle vaschette e si consegni alle famiglie che lo consumano poi nelle loro “case”, almeno evitiamo problemi di raggruppamenti. Ogni giorno che passa veniamo a conoscenza di famiglie che non hanno niente, ma proprio niente e stiamo donando i pacchi viveri. Proprio ieri sera mi informavano di varie famiglie accampate in una delle favelas della parrocchia, che non hanno nemmeno il gas per cucinare; purtroppo il gas non si trova ed è aumentato del 200% e stiamo avendo difficoltà per provvedere a quanti fanno richiesta.
Purtroppo anche i fondi che mi arrivano dalla Diocesi sono terminati e siamo, letteralmente, nelle mani della Provvidenza, che sicuramente non ci deluderà! Dividendo e condividendo Gesù ha sfamato una folla di 5000 uomini, non moltiplicando, come siamo abituati a dire, ma dividendo, perchè il Vangelo ci dice che Gesù prese il pane, lo benedisse e lo divise…e avanzarono dodici ceste piene. Confesso che la paura cresce ogni giorno di più. La paura di vedere tanta gente ammalarsi e morire (ufficialmente moltissime persone stanno morendo per polmonite…).
E ogni sera ringrazio il Signore perchè finora nessuno dei miei parrocchiani ha sintomi del virus e nessuno è stato ricoverato: ogni mattina quando riaccendo il cellulare ho l’ansia di trovare qualche messaggio spiacevole. Molti parrocchiani sono preoccupati per i genitori anziani, perchè devono uscire per vedere come arrangiarsi per procurarsi un tozzo di pane per mangiare, perchè hanno “saudade” della Messa e della comunione. Attraverso whatsapp si cerca di stare “vicini” il più possibile, trasmettiamo la Messa su facebook. Il venerdi santo ho portato in giro, su due macchine, le statue del Cristo morto e dell’Addolorata, percorrendo tutti quartieri della parrocchia (dalle 08 alle 14:00). La domenica di Pasqua siamo usciti per consegnare l’acqua benedetta alle famiglie cattoliche. E cosi ci ricordiamo, anche in mezzo ai tanti problemi, che Cristo è Risorto e continua a camminare con noi anche quando non lo riconosciamo presente, anche quando i nostri occhi sono chiusi e il nostro cuore pesante specialmente per le migliaia di morti in Italia, in Brasile, in Spagna, negli Usa e in tutto il mondo. Con la forza della Resurrezione andiamo avanti, mossi dalla Speranza che ci anima e ci permette di continuare a servire gli ultimi, gli impoveriti e coloro ai quali è negata la giustizia in questa terra martoriata e governata da un pazzo che si crede il nuovo messia. Che il Signore ci aiuti”.
Proprio nelle ultime ore sono arrivate le dimissioni del ministro della sanità Luiz Henrique Mandetta.