Avezzano. Nell’ambito della XVI Stagione Musicale organizzata da Harmonia Novissima in convenzione con il Comune di Avezzano, il Teatro dei Marsi ospiterà lo spettacolo teatrale-musicale dedicato alla grande cantante francese Édith Piaf.
Siamo nel 1960, nell’appartamento di Édith. Una serie di eventi si sono susseguiti nella vita di questa piccola donna: lutti, incidenti, amori, liti, solitudine, alcol, gioie, successi e canzoni. Tutto si è abbattuto sull’usignolo come un uragano. L’usignolo non canta più. L’artrite l’ha resa gobba, l’alcol e i medicinali l’hanno resa gonfia e senza capelli, i lutti hanno ferito la sua voglia di vivere. Ma improvvisamente qualcuno bussa alla sua porta e arriva a profanare questo “buio”. È Bruno Coquatrix, l’impresario dell’Olympia. Lo spettacolo ripercorre i giorni che precedettero la storica esibizione di Édith Piaf sul palco dell’Olympia, dalla fine del 1960 sino alla primavera del 1961. Un omaggio a una delle voci più belle e strazianti della canzone moderna.
“E’ una voce acuta e stridente quella che si sente dal fondo di una cavità-stanza popolata di arredi gravati dal tempo e da antichi brandelli di vita. E’ una voce che fa singhiozzi e lacrime canta “La vie en rose” con una disperazione che ne rompe l’armonia, comunicando l’opposto di quelle parole, mentre di Edith si intravede appena il volto sofferente. E’ l’inizio di un percorso ideale che Melania Giglio dedica alla mitica cantante francese, addentrandosi nel suo vissuto che è un tutt’uno con la sua arte, e come tale soffre di quella pena del vivere che le impedisce di esprimersi ancora. La Giglio ha scelto di rappresentare di questa grande cantante non solo la voce quanto la sofferenza , fisica e morale, che ne segna l’intera esistenza, attraverso canzoni che ne hanno segnato gli amori, le perdite, le speranze. Per sviluppare l’intensa e complessa episodicità di Edith Piaf è in scena con lei un personaggio che ne sollecita le evocazioni. Martino Duane, nel ruolo dell’impresario Bruno Coquatrix, inventore del celebre Teatro Olimpia che anni prima aveva lanciato la Piaf facendo delirare Parigi, dialoga con questa figura umiliata dalla malattia e dall’alcolismo, per convincerla a tornare a cantare nella mitica sala che è a rischio di fallire per debiti. L’incontro aiuta Edith a rialzarsi dall’abulia; è l’intreccio amichevole e talvolta comico e sbarazzino tra due vecchi amici a creare un gioco senza cesure, fra confessioni amorose, ricordi, passioni. Sarà “Rien de rien”, la canzone nuova, a spingere il piccolo usignolo che non voleva più cantare a cantare ancora; lo spettacolo termina con quella canzone, cantata all’Olimpia da una Piaf tornata al pubblico parigino con tutto il suo fascino, nell’abitino nero scintillante, travolta dagli applausi di allora”. Così la scrittrice Maricla Boggio.