Avezzano. Aveva da un mese compiuto 70 anni. È morto a causa di una malattia Giancarlo Di Bastiano, per molti anni insegnante del Liceo Scientifico “Vitruvio Pollione” di Avezzano.
Architetto, professore di Storia dell’arte e di Disegno, è stato anche, per più mandati, presidente del Comitato direttivo della Flc (Federazione dei lavoratori della conoscenza) della Cgil e consigliere comunale. Da sempre al fianco degli studenti nelle loro battaglie per la sede dello Scientifico, scuola che aveva frequentato a sua volta da liceale. Molto amato dagli altri docenti e dai ragazzi.
Lo ricorda così il collega del Vitruvio, Arnaldo Mariani: “E… stanno partendo troppe persone con cui ho condiviso parte del mio cammino di vita. E… ora anche Giancarlo Di Bastiano. E… caro Rik possa tu sorridere lassù. E… quegli occhiali indossati per divertirci. E… i numerosi studenti compresi. E… le risate. E… le battaglie a scuola. E… ciao Rik”.
Poi i suoi ex studenti tra cui Simone: “Sei sempre stato un uomo con un gran cuore, che amava i propri studenti, e che metteva sempre di buon umore tutti. Sei e resterai sempre il nostro caro e amato Prof”.
Eleonora: “Solo tanta tristezza nel cuore, maestro di vita, di lezioni preziose. Ti porteremo per sempre con noi caro Prof”. Michela “Un grande insegnante! La sua immensa passione per noi giovani, la fermezza nei suoi ideali, la sua risata nascosta dietro il baffo, la sua ironia, la sua grande umanità e il suo amore per l arte. Io lo ricordo ogni giorno con profonda ammirazione. Li porto con me, come un dono speciale da custodire, e come un insegnamento da coltivare e condividere Grazie di tutto Prof”.
Il messaggio di Sara Paneccasio
Sarò sincera: dopo anni di risate e gli ultimi di piacevoli ricordi, non mi aspettavo di ritrovarmi a non riuscire a smettere di piangere ripensando alle tue lezioni..
Mi permetto di darti del tu, perché viene difficile oggi dare del lei ad un prof così fuori dagli schemi, che senza accorgertene ti fa entrare piano piano nella sua quotidianità ed entra a far parte della tua…
Che il primissimo giorno di liceo ti tranquillizza mandando a quel paese le ansie da prestazione, ma che subito ci qualifica come “galletti amburghesi”..
Che ti insegna cosa sono le 𝑧𝑎𝑔𝑎𝑛𝑒𝑙𝑙𝑒 senza mai cadere nel volgare e con lo stesso scopo usa esclamazioni del tipo “Whatst’s Cats!”…
Che per evitare figuracce sceglie un fischio come suoneria ed accusa maleducati fuori dalla finestra quando si scorda di spegnere il telefono a lezione..
Che ti racconta storie e teorie assurde ma che dette in quel modo non possono che farti sorridere, come la vescica di maiale per mantenere freschi i colori o i racconti da giovane sindacalista tra i banchi di scuola
Non posso realizzare il fatto che tu non ci sia più. Abbiamo festeggiato insieme la tua pensione 3 anni fa, ma poi hai continuato ad esserci, anche nei silenziosi mezzi di facebook sotto i miei piccoli successi.
D’altronde resti il professore che ha sempre creduto in me con discrezione, che mi prendeva in disparte sotto braccio dopo gli eventi in cui recitavo monologhi per dirmi “non lo dire in giro, ma sei l’unica a cui ho applaudito non per cortesia… m sì piaciuta veramente”.
Il professore che mi faceva innervosire perché saltava quadri ed affreschi per concentrarsi sulla sua amata architettura, ma con cui poi potevi chiacchierare appassionatamente di qualsiasi forma d’arte fuori programma alle interrogazioni o meglio ancora nei momenti prima delle campanelle.
Il prof che chiedeva di scrivere massimo una pagina nei compiti in classe perché altrimenti si sarebbe scocciato a leggere e avrebbe deciso i voti in base a sacchi di patate e scalini, ma che leggeva comunque con piacere le 4 pagine che non potevo evitare parlando di arte.
Il professore che faceva il burbero e aveva soprannomi assurdi per tutti ma che si scioglieva mostrando fiero la foto del suo nipotino.
Il prof con cui camminare sotto braccio per Roma lasciandoti sorprendere dai suoi aneddoti su ogni angolo di pietra.
Quello che ti spiega come in realtà un corpo “a mela o a pera” sia perfetto, accompagnato con tanto di gesto dei pollici..
“Aje can vecchj ‘n fa zuzzù”,
dicevi ogni giorno.
“Zuzzù” però ce lo fai tu, lasciandoci così.
E ritrovarsi a parlare al passato e rivedersi continuamente le tue buffe espressioni di fronte agli occhi, fa più male di quanto potessi immaginare.
È che mi sto rendendo conto che gli anni trascorsi con te sono in realtà 1/4 della mia vita
È che di Prof così ne esistono proprio pochi, sembrano figure immortali e, pur inconsapevolmente, ti restano scolpiti nel cuore.
Avrei tanto voluto rincontrarti Dibba, ma sappi che scordarsi di te sarà impossibile.