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Droga nel carcere di Rebibbia, coinvolti un marsicano e un aquilano

Redazione Abruzzo di Redazione Abruzzo
27 Gennaio 2025
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L’Aquila. Certificati falsi e droga nel carcere di Rebibbia, coinvolti anche un marsicano e un aquilano. I due abruzzesi, sono G.A., di Carsoli, di G.P. dell’Aquila.

L’indagine, avviata dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Frascati nel marzo 2018 è scaturita dal monitoraggio, all’interno del carcere di Roma-Rebibbia, di un detenuto, personaggio di spicco del narcotraffico romano, che si ipotizza, intrattenesse contatti con uno psicologo del Ser.D..

Bergoglio, in visita all'Aquila il 28 agosto 2022 in occasione della Perdonanza, riceve in dono una casula con i simboli della Croce di Collemaggio. La stessa casula è stata scelta da papa Leone XIV per celebrare la sua prima messa nella Cappella Sistina il 9 maggio 2025. ANSA/Arcidiocesi dell'Aquila +++ EDITORIAL USE ONLY; NPK+++

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Le risultanze investigative hanno consentito in breve tempo di raccogliere gravi elementi indiziari in ordine al fatto che il narcotrafficante, pur ristretto in carcere, grazie al determinante contributo di due avvocati, solo uno dei due arrestato, (incaricati di trasmettere messaggi e direttive da/per l’esterno e che si ipotizza abbiano anche introdotto nel carcere telefoni cellulari e sostanze stupefacenti) ha continuato a promuovere un’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti operante perlopiù nel quadrante sud-est della Capitale (quartieri di Roma Tor Bella Monaca e Cinecittà-Tuscolano, Valle Martella di Zagarolo).

I successivi approfondimenti investigativi, svolti dai Carabinieri tramite pedinamenti, servizi di osservazione e attività tecniche di intercettazione telefonica, ambientale e telematica, hanno consentito di raccogliere gravi elementi indiziari in ordine all’esistenza di due distinte ed articolate associazioni finalizzate al traffico di stupefacenti, che si avvalevano per le comunicazioni anche di dispositivi criptati: una con a capo il citato narcotrafficante, che ha visto la partecipazione, peraltro con ruolo apicale, anche di un altro importante narcotrafficante romano recentemente deceduto suicida, e l’altra che la riforniva, anche con canali di approvvigionamento esteri (Olanda), con al vertice un esponente di prim’ordine del panorama del narcotraffico capitolino, poi divenuto collaboratore di giustizia.

Nel corso dell’attività, a riscontro delle indagini, sono state arrestate in flagranza di reato 7 persone per detenzione illecita di sostanze stupefacenti e sequestrati 21 kg circa di cocaina, complessivi 1,5 kg di marijuana e hashish, 2 pistole, entrambe provento di furto e con relativo munizionamento, oltre alla somma contante di circa 84.000,00 €.

Nel corso delle fasi operative dell’esecuzione delle ordinanze, questa mattina, a Tor Bella Monaca, i Carabinieri hanno arrestato, in flagranza, un indagato già destinatario di ordinanza, poiché trovato in possesso di 200 g di cocaina; in zona Nuovo Salario, i Carabinieri hanno arrestato, in flagranza, un indagato, non destinatario di misura, poiché trovato in possesso di 5 panetti di hashish per oltre 1 kg, 220 g. di marjuana e 7.000,00 euro in contanti; in un’officina di Torvajanica i Carabinieri hanno rinvenuto all’interno di appositi doppi fondi di autovetture, due buste contenenti € 69.940,00 in contanti e 3 Rolex per un valore complessivo di oltre € 160.000,00; in altri 3 obiettivi, i Carabinieri hanno sequestrato la somma in contanti di € 19.320,00 e altri due Rolex per un valore di circa € 30.000,00).

Dalle prime luci dell’alba, circa 300 Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Frascati e dei Comandi dell’arma territorialmente competenti, stanno dando esecuzione, in maniera contestuale, a due ordinanze di custodia cautelare emesse dal G.I.P. del Tribunale Ordinario di Roma, su richiesta della locale Procura della Repubblica, Direzione Distrettuale Antimafia, una unitamente al Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, nei confronti di 4 soggetti (2 sottoposti agli arresti domiciliari e 2 alla misura interdittiva della sospensione dal pubblico servizio per la durata di un anno), gravemente indiziati, a vario titolo, per i reati di false dichiarazioni o attestazioni in atti destinati all’autorità giudiziaria (art. 374-bis c.p.), falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici (art. 479 c.p.), corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio (art. 319 c.p.) e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente (art. 353-bis c.p.).

Nell’ambito delle attività, che hanno interessato diversi quartieri della città di Roma e alcune province sul territorio nazionale (Napoli, Avellino, Viterbo, L’Aquila, Teramo, Imperia e Bergamo) sono stati inoltre notificati 5 avvisi di fissazione di interrogatorio preventivo (ex art. 291 co.1 quater c.p.p.) nei confronti di altrettanti ulteriori indagati (di cui 2 già detenuti per altra causa) ed eseguite complessivamente 44 perquisizioni.

Le investigazioni, avviate nel giugno 2017 e condotte in piena sinergia dai reparti investigativi operanti, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Roma Direzione Distrettuale Antimafia, hanno consentito di sviluppare parallelamente due filoni di indagine, strettamente collegati tra loro.

In particolare, in una prima fase di indagini, poi terminata nel novembre 2020, personale del NIC – Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria ha raccolto gravi elementi indiziari in ordine alle dinamiche delittuose che si celavano dietro ad alcune anomalie riscontrate all’interno della Casa Circondariale di Roma Rebibbia, circa l’illecita concessione di benefici penitenziari ai detenuti (quali la prosecuzione dell’espiazione della pena con misure alternative alla detenzione e meno afflittive, quali il collocamento in comunità terapeutiche). A tal proposito sono stati raccolti gravi elementi indiziari circa l’esistenza, all’interno del Servizio per le Dipendenze (Ser.D.) dell’ASL Roma 2 operante presso la Casa Circondariale di Rebibbia, di un sistema, promosso in particolare da uno psicologo (destinatario di misura cautelare agli arresti domiciliari), finalizzato all’avvio dei detenuti a trattamenti terapeutici funzionali all’ottenimento di misure alternative alla detenzione, basate sulla redazione di mendaci certificazioni attestanti un abuso di stupefacenti/stato di tossicodipendenza o comunque precarie condizioni psicologiche.

In un’occasione è stato anche registrato un episodio di corruzione, consistito nel pagamento allo psicologo della somma di € 1.000,00, da parte di un detenuto, in cambio della redazione – peraltro nei tempi dettati dallo stesso detenuto – di un’apposita relazione psicologica con cui veniva espresso un parere favorevole alla fruizione dei benefici penitenziari.

È stato inoltre ipotizzato e circostanziato il rapporto intrattenuto dallo psicologo con alcuni detenuti – anche per il tramite di alcuni operatori volontari del Ser.D. – finalizzato a rintracciare “nuovi” detenuti da agevolare, con lo scopo di ottenere maggiori compensi in denaro dall’Azienda Sanitaria di riferimento, compensi che venivano erogati sotto forma di retribuzione per le ore lavorative prestate per il contenimento del rischio suicidario dei detenuti.

Gli investigatori del NIC hanno inoltre raccolto gravi indizi di colpevolezza in ordine all’esistenza di un disegno criminoso escogitato dallo psicologo – anche con la complicità di altri professionisti sanitari – diretto a reperire fondi di natura pubblica (circa 100.000,00 euro) tramite una turbata libertà del procedimento di scelta del contraente relativo al bando per un progetto della Regione Lazio denominato “Progetto Sportello”, effettivamente poi assegnato a un’associazione, costituita dai citati operatori volontari del Ser.D. su input dello psicologo. I fondi non sono alla fine mai stati erogati e l’assegnazione del bando è stata revocata a seguito del riscontro di alcune anomalie circa l’organizzazione dell’associazione, ritenuta non “congrua e sostenibile” dal presidente della commissione giudicatrice.

 

É importante precisare che, in considerazione dello stato del procedimento, gli indagati devono considerarsi innocenti fino ad eventuale sentenza definitiva.

Maxi operazione nel carcere di Rebibbia, certificati falsi: coinvolti professionisti della provincia dell’Aquila

Tags: abruzzodrogaNewsRebibbia
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