Avezzano. L’attività criminale albanese aveva attecchito nella Marsica occidentale trovando un territorio disorganizzato dal punto di vista dello spaccio di sostanze stupefacenti. Per questo motivo la base operativa di una organizzazione accusata di traffico di droga che si trovava ad Avezzano e che ha fatto finire sotto indagine 24 persone, successivamente era stata spostata a Tagliacozzo. Gli albanesi, secondo la direzione distrettuale antimafia e il procuratore Antonietta Picardi, titolare dell’inchiesta, si erano resi conto con non c’era una organizzazione strutturata nella zona di Tagliacozzo ma solo spaccio disorganizzato, mentre ad Avezzano a Luco e nel Fucino c’era già un’attività di traffico di sostanze stupefacenti consolidata con l’impiego di cittadini marocchini. Forse l’organizzazione albanese, avvalendosi dei dieci indagati tagliacozzani, pensava di poter avviare indisturbata una rete di spaccio in un territorio disorganizzato dal punto di vista criminale. Ma spesso sono stati gli stessi cittadini a segnalare episodi sospetti alle forze dell’ordine. Al vertice dell’organizzazione, secondo le indagini dei carabinieri della compagnia di Tagliacozzo, al comando del capitano Lorenzo Pecorella, c’era un albanese che coordinava altre 23 persone, di cui 10 tagliacozzani e 13 albanesi. I risultati sono stati ottenuti grazie a una serie di sequestri e all’utilizzo di intercettazioni telefoniche. Gli spacciatori, molti dei quali albanesi, operavano sul territorio in modo radicato e preciso, fornendo in maniera sistematica consistenti quantitativi di cocaina ed eroina nei centri di Tagliacozzo ed Avezzano. Le indagini sono state coordinate e dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica presso il Tribunale di L’Aquila.