Avezzano. Da molti mesi dorme in auto perchè non ha un lavoro nè una casa. È la dolorosissima storia di Giovanni, quasi cinquantenne, costretto a vivere di stenti, a elemosinare un pasto, a dormire nella sua piccola utilitaria, fredda, scomoda, con le gomme bucate, unico tetto che può proteggerlo, si fa per dire, nelle gelide notti di questo inverno con la neve che cade e la temperatura che in questi giorni scende abbondantemente sotto lo zero.
Una storia, quella di Giovanni, che mi è stata raccontata da un giovane universitario che più di una volta ha visto l’uomo “rincasare” in quel buco di lamiere. Offrire un tè caldo e un toast, qualche soldo e un po’ di compagnia è quanto il giovane è riuscito a fare fino ad ora per quest’uomo in difficoltà. Vuole fare di più Christian per aiutare Giovanni, vuole dar voce a questa storia di solitudine, una delle tante che incarna l’emergenza della nuova povertà che sta flagellando il Paese e che non risparmia la nostra terra marsicana. Tutto ciò che rimane a Giovanni, sfrattato, separato con due figli di 12 e 17 anni e senza lavoro, si trova nella sua piccola Volkswagen in un parcheggio di Avezzano, a due passi dal teatro dei Marsi e dal commissariato di Polizia. Dal finestrino della sua auto si vede solo l’indifferenza della città che corre e non ha tempo, che guarda ma non vede. A fargli compagnia solo le telecamere di video sorveglianza della zona.
Giovanni ha perso il suo lavoro, non importa perchè, ciò che importa è che si è trovato nel vortice del nulla, fagocitato da una situazione di disagio sociale che ogni giorno lascia sempre meno spazio all’ottimismo e molto alla disperazione, che non aiuta certo ad affrontare una realtà sociale che sembra cambiata in modo irreversibile. Del caso i mass media si erano già occupati, e anche il sindaco di Avezzano, Gianni Di Pangrazio, aveva mostrato sensibilità per questa storia di abbandono sociale. Un anno è passato e il lieto fine non è stato ancora scritto.
Ha bisogno di aiuto Giovanni, ha bisogno di consumare un pasto caldo, di un cambio di vestiti adeguati alla stagione fredda, ha bisogno di una casa, sia pur provvisoria, ha bisogno di un letto vero, ha bisogno di relazioni umane. Ha il diritto di vivere una vita dignitosa Giovanni, di raccogliere i cocci delle vicende della sua esperienza di vita vissuta in condizioni difficili e di incollarli uno ad uno per ricostruire se stesso e ricominciare a vivere serenamente.
Papa Bergoglio, nella sua esortazione apostolica, Evangelii Gaudium, pubblicata in questi giorni, sottolinea con forza che: «Quando la società, locale, nazionale o mondiale, abbandona nella periferia una parte di sé, non vi saranno programmi politici, né forze dell’ordine o di intelligence che possano assicurare illimitatamente la tranquillità». L’appello è disperato, non c’è tempo, bisogna agire ora. Trovare una soluzione è ciò che chiediamo alle istituzioni, agli imprenditori che possono offrire un lavoro, alla Caritas diocesana, ai social network, a tutti i cittadini che non vogliono far finta di non vedere, non sapere, non sentire il silenzioso urlo della disperazione e del disagio sociale di un uomo, uguale agli altri ma diverso da molti, alla vigilia di un altro Natale dei tempi moderni. Gianluca Rubeo
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