Avezzano. Con il loro lavoro hanno scritto una pagina di storia della Marsica. Erano i tempi in cui il nucleo industriale di Avezzano produceva ricchezza, in cui si guardava al futuro con speranza. In cui si esportava.
Accadeva negli anni ’70 quando le laboriose mani della sarte dell’Albatros, nello stabilimento di Avezzano, cucivano divise, capi di abbigliamento pregiati e apprezzati, che si piazzavano nei gradini più alti del mercato. Tutto è poi finito, come per molte altre realtà, con il trasferimento all’estero: dove la manodopera continua ancora oggi a costare di meno. Dove tante volte finisce il lavoro che dà più ricchezza all’Italia, ingarbugliata in leggi e burocrazia da cui, troppo spesso, fuggono gli imprenditori.
Quello che rimane sono però i ricordi, gli affetti, la condivisione. In questo caso, di quelle operaie che all’epoca inconsapevoli, hanno lasciato il segno indelebile di donne che portavano a casa lo stipendio, indipendenti economicamente. Che la mattina uscivano presto dalle case dei piccoli e freddi paesi della Marsica per andare a lavorare “alla camiceria a ad Avezzano”.
E allora eccole le sarte dell’Albatros, ancora insieme, in una serata allietata da abbracci, canti, buon cibo e tanto divertimento. Dal 1970 ancora insieme. Per loro è la seconda “rimpatriata”.
La location dell’incontro è stata la pizzeria di Luco dei Marsi “Hacuna Matata”: la titolare è la figlia proprio di una di quelle operaie e oggi la giovane imprenditrice ha voluto regalare uno striscione alle colleghe di sua madre, per onorarle di quel lavoro cui si è ispirata quando era piccola. Quando vedeva la mamma andare a lavorare in fabbrica.
“Lo stabilimento ‘Albatros’ nasce come camiceria e maglieria e come sede distaccata della già importante camiceria di Chieti Scalo (ora “Rodrigo”), nata otto anni prima, grazie al coraggio dell’ingegnere Marvin Gerber, manager delle più importanti aziende tessili”, raccontano le ex dipendenti, “con un legame stretto al gruppo tedesco ‘Shulte&Dieckhoff’ importantissima azienda nel ramo dell’abbigliamento, seconda solo alla ‘Triumph’. Nel mese di febbraio del 1970 partono le selezioni delle operaie. Le prove durarono 10 giorni e già prima della fine del mese vennero assunti una settantina di dipendenti, tra sarte, magazzinieri, addette al taglio e alla stiratura”.
“Dopo circa tre anni e dopo una trasformazione aziendale i dipendenti arrivano a 330, in maggioranza donne”, continuano, “anche la produzione raggiunge livelli importanti grazie anche alle commesse della Bassetti di Sora. Dalla camiceria si passò ai capispalla e a un’importante produzione di divise per gli uomini dell’Esercito, dei carabinieri e dell’ex corpo forestale. La produzione venne arricchita dalle firme importanti della moda Italiana come Rocco Barocco, Cerruti e Armani”.
“Alla fine degli anni ’80, l’azienda Albatros viene incorporata nel gruppo di Filatura e Tessitura di Biella ‘Bozzalla&Lesna’. Alla fine degli anni novanta, quando già buona parte della manodopera e della produzione era stata convogliata nei paesi dell’Est, lo stabilimento del nucleo industriale di Avezzano chiuse poi definitivamente i battenti”.
La serata è stata allegra e all’insegna del divertimento e della condivisione di ricordi. Preziosi, importanti.