Nuovo appuntamento con la rubrica #ParrocchiaLive. Oggi siamo in compagnia di don Vincenzo De Mario, parroco della chiesa della Madonna del Passo di Avezzano. Gli abbiamo fatto qualche domanda per conoscere meglio la sua realtà parrocchiale. Ecco cosa ci ha detto.
Il mondo si sta trasformando e anche il modo di dialogare sembra seguire questa scia. Qual è l’approccio che si adotta oggi per comunicare alla comunità?
Premetto che la parrocchia di Madonna del Passo (popolarmente chiamata di Santa Maria Goretti) ha problematiche, aspirazioni, obiettivi e criticità grosso modo simili a quanto miei stimati colleghi hanno già illustrato. Per rispondere alla domanda, al di là del ricorso ai social e ai mezzi tecnologici, credo nel contatto diretto improntato a una serena accoglienza verso i vicini e soprattutto i lontani dalla vita di fede, condita con affabilità e simpatia. Si cerca di accontentare quanto più possibile, anche se entro alcuni limiti, chiunque venga a contatto con le realtà parrocchiali, sapendo che forse quel contatto può essere unico e decisivo e può darsi che non ce ne saranno altri. Ognuno è importante.
Che tipo di rapporto si è instaurato con i giovani? Come rispondono le nuove generazioni?
Questo clima di affabile simpatia e tranquilla disponibilità ha favorito la presenza di numerosi bravi giovani nelle attività della comunità, anche se molto rimane da fare sul piano di una continuità e assiduità nella formazione e negli impegni. Con coloro che non frequentano si cerca comunque di mantenere un minimo di contatto improntato a cordialità e disponibilità senza contrapposizioni o giudizi di condanna.
Qual è il carattere identitario della parrocchia?
La parrocchia di Borgo Pineta o del Concentramento si caratterizza per la presenza di numerosi gruppi di animazione cristiana e per il suo grosso impegno con al centro i bambini e i ragazzi, in uno spirito salesiano. Non si tratta solo del catechismo e degli incontri nelle nostre ampie strutture ma di un clima che si respira. Il momento clou si ha nella Santa Messa domenicale dove numerosi bambini e ragazzi cantano animati dai giovani che sono in mezzo a loro. Non ci sono cori a parte ma tutti cantano, compresi i genitori. La Santa Messa è un alternarsi di momenti di gioia e un assoluto silenzio e raccoglimento, come il momento della consacrazione.
Quali sono le difficoltà che si riscontrano nella gestione di una parrocchia?
Le difficoltà non mancano e sono di vario genere. Oggi il parroco deve saper fare anche l’ingegnere, il commercialista, l’avvocato, il manager, etc etc. dotato sempre di sovraumana pazienza. La difficoltà maggiore comunque è quella di vedere, nonostante gli sforzi, la fede nella salvezza portata da Cristo non adeguatamente stimata e valutata. Per tanti, la parrocchia è un insieme di locali dove fare incontri e concerti che poco hanno a che fare con lo spirito di una parrocchia, che è principalmente il luogo della ricerca di Dio e di se stessi, collegando questi due poli nella santificazione personale.
Lei è l’autore dello striscione “domenica aperto” e del “parchimetro che va a preghiere”. Che tipo di messaggio ha voluto mandare con queste due iniziative?
Lo striscione posto qualche tempo fa “domenica aperto” e ora il “parchimetro a preghiere” rientrano in quei tentativi sul filo leggero della simpatia e del sorriso di una sollecitazione e coinvolgimento dei passanti nella domanda spirituale. Al centro, intenzionalmente, c’è sempre la fede e la ricerca di senso. Se uno non crede in Dio finisce per credere a qualsiasi cosa.