Avezzano. “Io leader? No, la nostra forza è il gruppo, da solo non vinci nulla, siamo affiatati e uniti e stiamo molto insieme anche al di fuori del calcio”. Pedro Costa Ferreira, portoghese, centrocampista con una lunga navigazione nei mari di serie B e C, rifiuta patentati d’autorevolezza legati alla sua lunga carriera e, con un paio di ‘assist’, suggerisce la strada maestra da seguire, parlando come una risorsa di dinamiche di spogliatoio.
“Abbiamo le carte in regola”, dichiara Costa Ferreira, piede raffinato e curriculum di lungo corso, “per far bene ma occorre maggiore continuità. Siamo un gruppo di 25 calciatori molto in armonia, al di là della retorica. Al di fuori del campo passiamo il tempo insieme, con momenti di aggregazione e amicizia. Stiamo facendo bene e la classifica rispecchia il nostro valore ma possiamo migliorare. A livello personale mi manca il gol, a cui sono andato vicino, spero di sbloccarmi presto. È un girone difficile ed equilibrato, con alcune squadre più attrezzate. La Sambenedettese ha qualcosa in più, il Campobasso spicca per individualità, poi ci sono le altre, a cominciare da Chieti e L’Aquila”, ha spiegato il centrocampista portoghese.
A proposito dell’Aquila, giungono già lontani echi del derby con l’Avezzano, fissato tra due turni, ma il centrocampista porge l’orecchio a ‘sirene’ più vicine, quelle di domenica prossima, in vista dell’impegno casalingo contro l’Atletico Ascoli. “Quella marchigiana”, commenta Costa Ferreira, “è squadra ostica che concede poco e ha attaccanti forti. Ci siamo sbloccati vincendo la prima gara in casa, ora dobbiamo proseguire, sia per la società che ha sostenuto grossi sforzi sia per i nostri tifosi che dobbiamo trascinare con i risultati”.
Ma com’è l’uomo al di fuori del calcio e che progetti coltiva? “Vivo di calcio, seguo tantissime partite in tv”, risponde il centrocampista dell’Avezzano, “mi piacciono i calciatori tecnici che sanno trattare il pallone. In futuro vorrei fare l’allenatore, un mestiere difficile. Arrivai in Italia, dal Portogallo, a 13 anni e, una volta nel calcio, ho girato molte città. Da ragazzo non ho mai avuto un modello di calciatore. Chi preferisco tra Cristiano Ronaldo e Messi? Beh, sono portoghese e dico Ronaldo, ma in realtà non si possono fare confronti, sono due fuoriclasse incredibili: Messi ha un talento che è un dono di natura, Cristiano è formidabile sul piano mentale”.
(foto di Daniele Cipriani)