Celano. Un botta e risposta all’ultimo consiglio, trasmesso in streaming sulla pagina istituzionale del Comune di Celano, ha riportato il dibattito politico sulla “discarica di San Marcello”, finita anni fa in una corposa inchiesta giudiziaria, coordinata dalla procura della Repubblica di Avezzano.
Inchiesta che ha visto coinvolti amministratori comunali e dirigenti, che si è conclusa con l’archiviazione. A prendere l’argomento è stato il consigliere entrato in surroga dopo le dimissioni di Barbara Marianetti, Settimio Dino Iacutone. Mentre si accennava all’ultima inchiesta giudiziaria che ha visto denunciate oltre 50 persone con l’allontanamento da Celano del sindaco Settimio Santilli e del suo vice Filippo Piccone, ex senatore della Repubblica, entrambi attualmente raggiunti dalla misura cautelare del divieto di dimora a Celano, che dopo il Riesame ha sostituito gli arresti (per Piccone in carcere e per Santilli ai domiciliari), Gesualdo Ranalletta, a capo dell’opposizione, ha sottolineato di come la maggioranza stesse arrancando dopo la mancata surroga di Angela Taccone, dimissionaria.
Iacutone, prendendo la parola ha introdotto: “Quello che è successo con la discarica di San Marcello avrebbe dovuto insegnare qualcosa, sono stati scritti titoloni di giornale su ‘Celano come la terra dei fuochi’. Io alla mia età posso ricordare che i celanesi brave persone al posto di gettare l’immondizia per strada l’andavano a gettare nella discarica comunale. Non è che ci andavano i delinquenti come si diceva quando allora l’opposizione attaccava, c’è anche chi ha giurato di vedere che ci venivano a buttare i rifiuti speciali da Milano. Questo è il bene di Celano? Non credo. Le indagini sono andate avanti e se adesso ci dicono che lì possiamo anche fare un’aviosuperficie vuol dire che va tutto bene”.
Iacutone ha poi indicato Calvino Cotturone, consigliere comunale di minoranza, dicendogli che apprezzava il “mettere la faccia” alle denunce ma “visto come adesso stanno le cose bisogna andarci con i piedi di piombo”.
Di tutta risposta il consigliere Cotturone ha controbattuto che inchiesta discarica (condotta dai carabinieri del Noe di Pescara) e inchiesta per reati contro la pubblica amministrazione (“Acqua fresca” condotta dai carabinieri del nucleo investigativo dell’Aquila) che ha portato alle dimissioni dei consiglieri comunali del secondo mandato di Santilli, “non sono la stessa cosa e che non vanno confusi i cittadini”.
A Celano si è tornato a parlare di discarica di San Marcello anche perché il Comune ha annunciato la realizzazione proprio in quell’area, di un’aviosuperficie e così sulla rete si è aperto un dibattito.
“Abbiamo letto bene i documenti sulla discarica”, ha detto Cotturone, “li ho già letti una volta qui in consiglio comunale. L’inchiesta della discarica di San Marcello di Celano evidenzia la presenza della discarica che è esistente, non è che non esiste. Le carte dicono che non si è riusciti a risalire ai responsabili dei reati in quanto è passato troppo tempo. Nella discarica sono stati gettati i rifiuti non solo dell’Abruzzo ma di tutta Italia. Se l’area non viene messa in sicurezza e subito bonificata, non potrà essere realizzato nessun progetto. Nessun consigliere di maggioranza si sta preoccupando di intervenire sulla zona per renderla disponibile alla realizzazione di progetti futuri. Ad oggi quindi parlare di aviosuperficie è solo prendere in giro i cittadini. Noi siamo d’accordo nella realizzazione di quei progetti che fanno crescere la nostra città ma ad oggi se non si mette prima in sicurezza l’area, si sta solo continuando a nascondere la realtà ai cittadini”.
L’inchiesta sulla discarica di San Marcello e l’archiviazione, cosa scrive la magistratura
È stato il pm della Procura della Repubblica di Avezzano, Maurizio Maria Cerrato, a chiedere l’archiviazione dell’inchiesta sulla discarica San Marcello di Celano, in quanto “seppur accertato l’estrema gravità di quanto emerso”, l’attività investigativa è partita solo nel 2014 e invece, nella discarica di Celano, che si trova a ridosso della Tiburtina, l’abbandono incondizionato di rifiuti, pubblici e privati, che arrivavano da tutta Italia, si è perpetrato almeno per trent’anni. E quindi non si posso imputare reati ai sindaci che si sono susseguiti dal 2014 fino ad oggi né tantomeno ai tecnici del Comune che hanno ereditato il “malfatto”.
Nel decreto di archiviazione a firma del gip Daria Lombardi, nelle osservazioni, si legge:
“A seguito di cospicua attività di indagine, svolta a partire dall’anno 2014 su spunto di un esposto anonimo, i militari del Noe di Pescara, in collaborazione con i carabinieri della stazione di Celano, verificavano la realizzazione di un’ampia discarica di materiali di vario genere, anche inquinanti, effettuata nel territorio del Comune di Celano in località Cese San Marcello, su plurimi terreni di proprietà del Comune di Celano e di diversi soggetti.
La predetta zona, già prima del 1986, era adibita a discarica del Comune di Celano, poi autorizzata regolarmente dalla provincia dell’Aquila, ed oggetto di molteplici interventi di ampliamento, bonifica e sistemazione.
(…)
I militari del Noe avevano, quindi, modo di verificare, a seguito di sopralluoghi e campionamenti dei terreni, successivamente inoltrati all’Arta per le analisi del caso, cumuli di terreno con rifiuti di vario genere tale da formare ‘una vera e propria discarica a cielo aperto’.
Le ulteriori attività investigative proseguivano con il supporto della ditta Res Gea srl collegata con l’Università d’Annunzio di Chieti.
Veniva, quindi, verificato un continuo ed illecito interramento di rifiuti, risalente almeno all’anno 2000, circostanza che determinava, nel dicembre del 2015, l’emissione del decreto di sequestro preventivo, sulla scorta del quale venivano sottoposti a vincolo reale e vari terreni ricadenti nella località San Marcello del Comune di Celano, sui quali era stato effettuato un deposito incontrollato di rifiuti.
Mentre gli accertamenti svolti dalla Res Gea sugli impianti di irrigazione realizzati (…) non davano riscontro della realizzazione di attività illecite, (…) diverse erano le risultanze degli accertamenti della predetta società sulle aree della discarica”.
Veniva dedotto che: “gli smaltimenti illeciti non fossero riconducibili a singoli individui, che avevano commesso sporadici ed isolati abbandoni di rifiuti ma da organizzati smaltimenti di rifiuti solidi urbani e di rifiuti speciali industriali, anche con materiali provenienti da altre zone del territorio nazionale.
(…)
Orbene, dalla complessa e articolata attività di indagine svolta è emersa una reiterazione delle condotte di abbandono dei rifiuti, susseguitasi senza soluzione di continuità in un vasto arco temporale, in alcuni casi di iniziativa privata ed incontrollata, in altri casi, secondo le deduzioni degli inquirenti, effettuata in forma organizzata e professionale, con trasporto di inquinanti anche da diverse zone d’Italia”.
Il pm Cerrato, nella sua richiesta di archiviazione, scriveva:
“Gli accertamenti laboriosi svolti dai carabinieri del Noe di Pescara hanno consentito di ricostruire una vicenda di malagestione dell’area interessata dalla presenza della discarica di RSU del Comune di Celano sito in località San Marcello.
Nel tempo (trattasi almeno degli ultimi tre decenni) un’amplissima area è stata oggetto prima della gestione della locale discarica di rifiuti (ciò in epoca anteriore alle novelle legislative che nel tempo hanno disciplinato rigorosamente la materia) poi di una gestione di fatto dell’intera vastissima aria come discarica tanto pubblica tanto privata.
I cc del Noe di Pescara hanno ricostruito le vicende dei luoghi evidenziando come ci sia stata una stratificazione nei decenni di rifiuti di diversa provenienza. (…)
La gestione attiva o consapevole omissione di controllo è certamente anteriore all’anno 2014 quando furono intrapresi i primi accertamenti investigativi sull’area. Dunque da quanto ora esposto non si possono con certezza attribuire né agli indagati né ad altri, penali responsabilità per quanto accertato pure nell’estrema gravità di quanto emerso”.