L’Aquila. Stato di agitazione del personale di Polizia penitenziaria in Abruzzo. Lo proclamano, in maniera unitaria, il Sappe, l’Osapp, la Uil Pa/Pp, l’Uspp, la Fns Cisl e la Fp Cgil che, in un documento destinato, tra gli altri, al Capo del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, al Provveditore Lazio-Abruzzo-Molise e ai direttori degli istituti penitenziari abruzzesi denunciano “il grave stato in cui versano gli istituti abruzzesi”.
“In questi ultimi anni – scrivono le sei sigle – abbiamo visto un generale peggioramento delle condizioni di lavoro e di vivibilità all’interno degli istituti, dove si lavora in uno stato di continua sofferenza, dove i diritti soggettivi sono un lontano ricordo; carenze di organico, sovraffollamento detenuti, presenza di soggetti reclusi con problemi psichiatrici, ricorso ordinario allo straordinario ed una malagestione dei detenuti creano tutte le condizioni necessarie per far si che i Poliziotti penitenziari siano maltrattati, aggrediti e talvolta perfino malmenati, tutto questo in quel che appare come un vero e proprio disinteresse da parte dell’Amministrazione Penitenziaria”.
Nel sottolineare che “è ora di ridare dignità ai poliziotti penitenziari abruzzesi”, i sindacati chiedono all’amministrazione penitenziaria di “intervenire urgentemente con provvedimenti anche straordinari, prima che la situazione degeneri ulteriormente, questo stato di abbandono deve cessare, i Poliziotti Penitenziari hanno bisogno di svolgere il proprio compito nelle migliori condizioni possibili, nelle condizioni previste dai contratti e dalle norme che regolano la vita penitenziaria”.
Contestualmente alla proclamazione dello stato di agitazione, le sei sigle preannunciano anche “l’avvio di una serie di iniziative di protesta con le modalità che saranno ritenute necessarie” e chiedono agli uffici competenti “di avviare una revisione delle piante organiche, non più rinviabile, di intraprendere una politica gestionale degli istituti improntata a rendere sicuro il lavoro della Polizia Penitenziaria, l’invio immediato di poliziotti a supporto degli istituti più in sofferenza, la ripresa del progetto di revisione dei circuiti penitenziari regionali, la riduzione o comunque un’equa distribuzione delle presenze di detenuti psichiatrici”.
Necessario, inoltre, “provvedere anche all’incremento delle figure essenziali nelle carceri abruzzesi come psichiatri e educatori, al momento abbiamo una percentuale altissima di detenuti con problemi mentali e gli psichiatri si vedono poche volte al mese; per non parlare degli educatori che sono così pochi da rendere necessario il supporto dei Poliziotti penitenziari per le ordinarie mansioni d’ufficio delle rispettive aree pedagogiche”.
Garante: “32 detenuti in sciopero della fame. Capire se si può intervenire sui motivi ma senza cedere”
Sono 32 in tutta Italia le persone in sciopero della fame sul territorio nazionale, secondo i dati forniti dal Garante nazionale per le persone private della libertà personale, che ha accesso all’applicativo del Dap. Si tratta dei dati che le carceri hanno registrato e fornito al Dap. Il 2 febbraio dello scorso anno erano 31.
“Gli scioperi della fame spesso durano un periodo limitato, non stiamo parlando di Cospito che digiuna da più di cento giorni”, spiega Daniela De Robert, componente dell’Ufficio del Garante nazionale delle persone private della libertà personale: “E’ una modalità di protesta autolesionista, e abbastanza diffusa per richiamare l’attenzione. Appresa la notizia dello sciopero della fame bisogna intervenire in maniera adeguata, ad esempio i detenuti devono essere pesati tutti giorni. E al di là della tutela della salute, bisogna capire le motivazioni, capire se si può dare una risposta e quale”. “L’obiettivo dell’amministrazione è capire se si può intervenire senza cedere”, conclude.