Avezzano. Nei giorni scorsi si è aperto il dibattito sui fondi assegnati all’Università. Da quando è stato istituito il corso di Giurisprudenza in città sarebbero stati spesi dal Comune di Avezzano circa 10 milioni di euro. Il sindaco Gabriele De Angelis ne ha parlato durante un incontro in Tribunale. Ora sulla questione intervengono l’ex sindaco e attuale consigliere Gianni Di Pangrazio e l’ex assessore Roberto Verdecchia. “Indirizzare i fondi dell’Università per salvare il Tribunale di Avezzano”, afferma, “sarebbe l’ultima idea dell’Amministrazione comunale del capoluogo marsicano. Un’idea che mostra innanzitutto il limite del procedere con affanno e probabilmente nella consapevolezza che il tempo sta scadendo se non sia addirittura già scaduto. Un’idea, soprattutto, che ha un limite di prospettiva, a nostro avviso preoccupante. Togliere i fondi all’Università significa disinvestire sul futuro dei giovani e nell’indotto che questa realtà crea, affitti delle case, negozi e attività connesse all’attività universitaria oltre al naturale arricchimento culturale che si produce autonomamente in tutte le città sede di ateneo. Ma non solo”.
Secondo Verdecchia, “questo togliere i fondi significa far naufragare alcun progetti di sviluppo dell’attività universitaria ad Avezzano che sono strettamente connessi con le vocazioni di questo territorio, se si pensa che le attuali spese per mantenere in vita l’Università sono diminuite notevolmente rispetto al passato grazie all’intervento della precedente amministrazione, pur mantenendo un ottimo servizio.
«Ad Avezzano con l’università a breve termine debbono aprire due corsi di agraria e dell’agroalimentare. Sono attività – ci spiega l’ex Sindaco di Avezzano Giovanni Di Pangrazio – che sono state programmate dalla vecchia amministrazione che ha proceduto a ristrutturare i locali nel Palazzo Torlonia dove era l’Arssa. Significa non solo avere facoltà legate al territorio ma soprattutto strutturare una filiera positiva e di prospettiva a tutto vantaggio dei giovani. Togliere i fondi all’università significherà togliere prospettive ai nostri ragazzi che non possono permettersi di frequentare altrove, vista che l’ultima normativa sull’università, a livello nazionale, vieta da ora in poi l’apertura di nuove facoltà distaccate e di nuovi atenei».
A dare una lettura anche sulla questione Tribunale di Avezzano è l’ex assessore all’ambiente del Comune di Avezzano, l’avvocato Roberto Verdecchia: “”Dobbiamo assolutamente scindere questi due discorsi. L’Università ha dei programmi e degli obiettivi per il futuro. Il Tribunale assurge ad un problema politico a livello nazionale e se la volontà del Governo centrale sarà quella di chiudere e trasferire il personale altrove, non ci saranno possibilità, ma vedo che si continua a fare semplice demagogia. Si rischia di far pagare ai cittadini, o sotto forma di tasse o attraverso la chiusura dell’università, una sorta di chimera che non avrà alcuna soluzione reale se non muterà la legislazione nazionale. In prospettiva, peraltro, mi preme sottolineare che è sempre più concreta la telematizzazione del procedimento giudiziario, sia civile (già attuale in grandissima scala) che penale e degli altri settori, oltre al fatto che molti parlano già di ulteriori riduzioni delle sedi di tribunali.
Insomma, si rischia di fare il solito investimento all’italiana dove si premia il contingente e l’urgenza senza guardare all’effettiva valenza di un impegno del genere ed a tutto danno del futuro dei giovani. Se si vuole realmente provare a salvare il Tribunale di Avezzano, ammesso e non concesso che ciò sia ancora possibile, si dovrebbe provare a costruire una forza di pressione a livello politico nazionale soprattutto in vista delle elezioni imminenti ed evitare di continuare con gli inutili “viaggetti” di rappresentanza a Roma per sentirsi dire ciò che più si ama sentirsi dire, ovvero “”voi vi salverete gli altri fori no””, quando l’attuale volontà politica è già stata espressa e chi doveva tutelarci durante il governo Monti diciamo pure che, o non è stato attento o non c’era proprio nonostante la sua elezione””.