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Di Paolo: il Comune ha l’obbligo di esigere pagamento Tarsu da parte della Santa Croce

Federico Falcone di Federico Falcone
14 Novembre 2018
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Canistro. “Il Comune di Canistro, alla luce dell’ennesima esternazione del Sig. Colella per pubblicizzare la sua personale versione dei fatti in ordine all’omesso pagamento di intere annualità della tassa per lo smaltimento rifiuti, precisa che gli importi sono dovuti al Comune e questo lo ha già stabilito la Corte di Cassazione che ha condannato la società al pagamento della Tarsu in una situazione simile”, dichiara il sindaco Angelo Di Paolo.

Infatti, la società ha presentato ricorso avverso i ruoli degli anni 2007 e 2008 sul presupposto di non dover pagare la tassa in quanto non si avvale del servizio che il Comune di Canistro gestisce tramite la SEGEN spa, ed in subordine chiedeva la riduzione del 30% della tassa.

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Ma il Sig. Colella omette di dire che la Suprema Corte di Cassazione ha già chiarito che ai sensi del Regolamento comunale del 2002, in vigore fino al 2013, per ottenere la riduzione del 30% la società deve produrre le fatture che ha pagato alle ditte specializzate, per dimostrare il costo che ha sostenuto. Ed omette anche di dire che la Santa Croce non solo non sostiene alcun costo per la raccolta e smaltimento dei rifiuti che produce, quindi non è in grado di esibire al Comune di Canistro nessuna fattura, ma addirittura vende i rifiuti e quindi ne ottiene un guadagno. Vero è che quando la società Santa Croce era concessionaria e in attività produceva rifiuti urbani nei locali destinati agli uffici e rifiuti assimilati agli urbani (carta, cartone, plastica e vetro) nei locali destinati alla produzione e stoccaggio, e per entrambe queste tipologie di rifiuto la legge stabilisce l’esclusiva gestione in capo ai Comuni.

Il pregiudizio economico prodotto al Comune di Canistro è evidente: se la Santa Croce si avvalesse del servizio comunale, come previsto in via prioritaria dalla legge in assenza di dimostrati pagamenti a servizi privati, i rifiuti verrebbero smaltiti tramite canali trasparenti e remunerativi per il Comune, ossia per mezzo del Comieco (la carta), del Corepla (la plastica) e del Coreve (il vetro).

Per tale motivo, con riferimento alla Tarsu del 2012, il Comune appellerà la sentenza della Commissione tributaria provinciale al fine di dimostrare che non solo la società non ha sostenuto alcun costo, ma addirittura ha incassato un guadagno che spetta al Comune, mentre per l’omesso pagamento della Tarsu del 2013, 2014 e 2015, l’appello, già presentato dal Comune, dimostrerà che i rifiuti prodotti dalla Santa Croce non sono riconducibili a rifiuti speciali (non assimilati agli urbani) per i quali al Comune è precluso lo smaltimento.

Risibile poi che si voglia far credere all’opinione pubblica che le somme di quei tributi, non pagati dalla Santa Croce ma di cui si dimostrerà l’esigibilità – come già accaduto, nelle deputate sedi (e non certo nelle piazze mediatiche) – siano state iscritte in bilancio tanto che ora il Comune dovrà coprire i buchi.

Che il Sig. Colella lo sappia o meno poco importa, quel che conta è che i cittadini sappiano che nel bilancio Comunale esiste già il Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità che serve proprio a sopperire ad eventuali residui che non dovessero diventare esigibili. Ora, dinanzi alla solita propaganda, ben si comprende la distanza del propagandista dalla verità delle cose, tanto da poter trattare i comunicati del sig. Colella con la stessa consapevolezza che fu del Generale George Patton, il quale, di fronte alla diffusione di molte informazioni di parte, ebbe a dire: La verità non è all’ordine del giorno.

Il Comune, come lamenta Colella, non vessa, semmai richiama, quando occorre, al rispetto delle regole e dei regolamenti e questo vale anche per lui al quale evidentemente piace aprire le vertenze con tutti, anche con il Comune di Castelpizzuto (prov. Isernia), salvo poi soccombere innanzi al TAR/MOLISE.

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