Avezzano. A poche settimane dalla convocazione dei congressi del Partito democratico che eleggeranno un segretario nella Provincia dell’Aquila, attualmente commissariata, il consigliere provinciale Giuseppe Di Pangrazio interviene sulla vicenda. “Siamo in un periodo di grandi cambiamenti, politici, economici, sociali. Un periodo che inevitabilmente porta con sé gli strascichi di errori passati e speranze di cambiamenti futuri”, si legge nella nota di Di Pangrazio, “tali cambiamenti non hanno e, al tempo stesso, non possono lasciare immobile la politica, i partiti e gli amministratori che si trovano inevitabilmente ad interagire con tali mutamenti. Si parla spesso di svecchiamento della politica, di un nuovo approccio verso la cosa pubblica, ma che cosa vogliamo intendere con questa espressione? Spesso si tende ad identificare con il “nuovo” e con il “rinnovamento” il mero avvicendamento di volti sulla scena politica. Sono convinto che tale condizione non sia assolutamente sufficiente a garantire un reale e proficuo “cambiamento” verso una nuova politica e soprattutto verso un nuovo modo di fare politica. Occorre cambiare una volta per tutte il punto di vista nel rapporto tra politica, da una parte, e cittadini con i loro problemi dall’altra. In questo senso è necessario invertire questo rapporto, mettendo in primo piano i problemi, le necessità, i beni comuni e la qualità della vita dei cittadini. Le nuove alleanze e i nuovi governanti dovranno dunque modularsi intorno alla risoluzioni di temi aperti. In questo senso, la politica deve conformarsi alle richieste e ai bisogni dei territori, attraverso un rapporto che sia di costante scambio tra i due poli e che deve condurre gli amministratori e i rappresentanti a farsi carico di queste istanze, proponendo e progettando insieme le soluzioni. E’ chiaro dunque che non ha senso parlare di correnti, di pseudo movimenti interni, di necessità di leadership senza fare i conti e senza aver costruito un terreno di confronto rispetto a temi che preoccupano i nostri territori. Senza un tale approccio è facile giungere ad un frazionamento, a una frammentazione che nulla di buono e nulla di nuovo può portare al PD, e che sembra essere l’espressione di una vecchia politica, di una “nuova-vecchia” politica. Quello che vorrei, è un confronto condiviso e partecipato, anche tra istanze e punti di vista diversi, ma che sia orientato verso un orizzonte comune, verso quel punto fermo che consiste nei problemi che riguardano la vita dei cittadini. Dalle analisi di questi ultimi anni è emersa con insistenza la necessità di intervenire su diversi punti deboli che hanno colpito e colpiscono tutt’ora la regione Abruzzo e le aree della provincia aquilana: in primis l’occupazione, e con essa la difficile situazione economica e sociale che ha colpito profondamente la qualità della vita degli abruzzesi. Ciascun centro deve sentirsi coinvolto, e soprattutto deve avere funzione nel sistema di sviluppo integrato che deve così valorizzare ogni singolo elemento sulla base di un risultato collettivo. Se ciò può essere fatto, è indubbio che debba avvenire ponendo al centro la risoluzione dei temi aperti. E’ necessario quindi un progetto complessivo per la nostra provincia, coordinato all’interno di un programma regionale più ampio e che per noi delle aree interne (Provincia dell’Aquila) possa costituire elemento di programmazione per il futuro. Sul ruolo delle aree dell’aquilano, della Marsica e della Valle Peligna, il Partito Democratico Provinciale si deve confrontare. Occorre ricercare opportunità e ruolo dell’intero territorio provinciale, partendo dal rapporto con l’area metropolitana romana sino allo scambio continuo con Pescara, centro di riferimento nel panorama della costa adriatica. La politica e in particolare il lavoro futuro del PD deve essere dunque contaminato da questo vento nuovo, fatto di relazioni tra luoghi, tra centri e periferie, tra competenze, a favore però di un orizzonte di condivisione e non di meri campanili e meri interessi localistici, che hanno solo la capacità di creare fratture e divisioni nella politica e soprattutto nei territori. Il dibattito e il confronto interno al Partito Democratico non può più dividersi sul ruolo delle aree interne ma proprio su questo, il PD, deve trarne l’opportunità nel dare il contributo nei confronti di un nuovo progetto per il futuro dei territori”.