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Di Cintio (Psi): la vita ha bisogno di atti di coraggio, idee e programmi per non essere considerati servi

Federico Falcone di Federico Falcone
23 Gennaio 2020
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Avezzano. “‘Il Coraggio delle Idee’ nasce dalla passione politica e dalla volontà di un gruppo di cittadini avezzanesi, innamorati della propria città. Gli obiettivi sono quelli di dare alla stessa la crescita e l’importanza che merita, attraverso un programma che, per fasi, in dieci anni ci porterà ad essere città territorio consolidata. L’intento è quella di aprire le porte a tutte le donne, gli uomini e almeno un rappresentate per ogni associazione di categoria, che vogliono essere protagonisti del cambiamento della città, dando loro l’opportunità di esprimere le loro idee attraverso dei Tavoli di Lavoro suddivisi per aree tematiche”.

Lo dichiara Sergio Di Cintio (Psi) che rivendica l’importanza di condividere idee e progetti che devono essere conosciuti e condivisi dalla popolazione, mettendola al corrente dei futuri sviluppi amministrativi, senza sorprese.

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“Abbiamo approvato il “Manifesto dei Valori”, inserendo al primo posto il popolo come soggetto principale di una politica seria ed onesta, che sia in grado di rappresentare i cittadini dando la giusta voce anche a chi per lungo tempo è stato “invisibile”. Il nostro modello è quello di un buon governo di città, portato avanti da una pluralità di forze che ha come fine il bene comune dei cittadini, attraverso la rappresentanza di tutte le forze sociali, che non può e non deve essere messa in discussione dall’appartenenza politica personale”.

“Abbiamo in mente un concept urbanistico della nuova città, che parte dalle frazioni passando per le periferie arrivando in centro, un ambiente adatto ad ogni fase della vita e della crescita, dall’infanzia alla vecchiaia, senza trascurare le aree commerciali, agricole e industriali. La città ha bisogno di luoghi di aggregazioni per i giovani e per gli anziani, agendo sui quartieri che stanno diventano sempre più “quartieri dormitorio”, portando servizi e rinnovamento, riutilizzando le strutture comunali in disuso, per esempio con il coworking”.

“Vogliamo raccontare le nostre radici, la nostra storia, con la valorizzazione del patrimonio e del paesaggio, attraverso l’arte e l’architettura. Siamo convinti che l’identità, la storia e la sacralità dei luoghi devono essere rappresentate e valorizzate dall’arte. Programma ma anche politica, non sentendoci rappresentati adeguatamente per quello che meritiamo, perché siamo stanchi di essere ancorati a chi per più di venti anni ha abusato del termine “lungimirante”, con opere limitate a poche aree e per di più non connesse fra loro, fatte solo per ego personale e per essere ricordati”.

“Stanchi di chi ha deciso e limitato il nostro futuro, quello dei nostri figli e vuole incidere domani anche su quello dei nostri nipoti. Stanchi di chi, governando, ha solo intimorito nuovi e vecchi investitori. Un buon governo non può essere attuato con l’imperativo del potere “Dividi e Comanda” (Divide et impera), isolandoci di fatto dal resto della Regione. Siamo, perciò, consapevoli che occorre pacificazione, per questo alle parole che dividono noi ne contrapponiamo altre che uniscono, avendo come orizzonte l’interesse generale”.

“La responsabilità che vogliamo assumerci è quella di utilizzare le nostre capacità per obiettivi precisi e per la ricerca del bene comune attraverso il dialogo e il confronto, restituendo fiducia alle istituzioni, riempiendo il vuoto politico lasciato con delle risposte. A volte, per necessità, c’è chi si piega ai “potenti”, i “potenti” sono tali perché fanno paura ma la paura non può e non deve essere un sentimento su cui si fonda la società, le regole devono essere fiducia, dialogo, confronto e partecipazione. Credeteci, dateci fiducia ed unitevi a noi. La vita ha bisogno di atti di coraggio per non essere servi”.

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