MarsicaLive
  • ABRUZZO
  • PESCARA
  • NECROLOGI
  • PUBBLICITÀ
No Result
View All Result
Seguici
MarsicaLive
  • ABRUZZO
  • PESCARA
  • NECROLOGI
  • PUBBLICITÀ
No Result
View All Result
MarsicaLive
No Result
View All Result

Di chi è la mia vita? Riflessione sull’eutanasia di don Aldo Antonelli

Redazione Attualità di Redazione Attualità
12 Settembre 2014
A A
47
Condivisioni
933
Visite
FacebookWhatsapp

C’è un passo del Prometeo, il mito del titano incatenato da Zeus alla rupe, in cui Eschilo scrive: “Io liberai gli uomini dal freddo, insegnai a costruire case; da una cosa sola non li potei liberare: dalla Morte”. Il poeta tragico greco, figlio legittimo del suo tempo, non poteva immaginare che dopo nemmeno mezzo secolo, in un paese non molto lontano dalla sua Atene un certo Gesù di Nazareth avrebbe inaugurato nel cuore degli uomini quella rivoluzione per la quale la morte perde il suo potere al punto da spingere San Paolo a lanciare la famosa sfida contro la morte: “Dov’è, o morte la tua vittoria? Dov’è, o morte il tuo pungiglione?” fino a preconizzarne la Don Aldo Antonelli (2)definitiva sconfitta: “L’ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte!” (1 Cor. 15,26). Fa molto pensare allora una Chiesa, nata come comunità liberata e liberante da ogni tipo di schiavitù, anche dalla schiavitù della morte, che si vada ad impantanare nelle acque fluide della paura, del feticismo e del materialismo vitalistico che caratterizzano la sua dura posizione di condanna nei confronti degli strumenti che la scienza offre a che la morte perda, finalmente, la sua disumanità e la malattia la sua devastante atrocità.

Sia chiaro: non si vuole con ciò legittimare la trasformazione della tecnica in strumento di morte né benedire l’ambiguità profonda di una scienza che diventa un delirio di onnipotenza. No! La complessità del problema non deve spingere nessuno ad una apertura qualunquista e superficiale, ma non deve nemmeno imprigionare le possibili scelte nella condanna più assoluta.

Al via il Torneo Open “Città di Avezzano”: in palio un montepremi da 4.000 euro

6 Luglio 2025

Croce Verde di Civitella Roveto, quando il soccorso diventa abbraccio umano

6 Luglio 2025

Giustamente, il teologo Giannino Piana scrive, a proposito di Eutanasia: «Al di là delle complesse e delicate questioni di ordine politico e giuridico, che vanno affrontate con grande prudenza in una prospettiva non puramente individualista ma attenta ai risvolti sociali e culturali delle decisioni, il nodo fondamentale che occorre sciogliere riguarda l’esistenza o meno del diritto di autodeterminazione nei confronti della morte». (Su Rocca n. 21/2006 pag. 37).

Di fronte al radicale rifiuto del diritto di autodeterminazione da parte della chiesa ufficiale, a partire dal presupposto che la vita è un dono di cui noi non possiamo disporre, vanno emergendo, anche in ambito cattolico, ipotesi alternative (sia pure minoritarie). Vogliamo segnalare, a proposito, il bellissimo libro di Hans Kung e Walter Jens edito da Rizzoli con il titolo: “Sulla dignità del morire. Una difesa della libera scelta”.

Intanto già di fronte alla motivazione addotta contro ogni forma di eutanasia sorgono domande che qualcuno potrebbe vedere “impertinenti” ma che toccano il cuore della teologia. Si dice, appunto: “La vita è un dono di Dio di cui l’uomo non può pienamente disporre”. Ma che dono è ciò che non viene pienamente e definitivamente dato? E che responsabilità è quella per cui si è costretti a gestire la vita per conto terzi? E questo Dio che concede con una mano e trattiene con l’altra cosa ha a che fare con quel Dio che “dona oltre ogni misura”? Sono forse due “Dii” diversi?

Si ha l’impressione, insomma, che la posizione della chiesa ufficiale sia fondata più su preoccupazioni ideologiche che su motivazioni teologiche. Nel panorama della produzione teologica cattolica, poi, non mancano posizioni dall’atteggiamento “possibilista” nei confronti dell’Eutanasia. Tali ipotesi, dopo tutto, si fondano su un principio comunque incontestato, anche se completamente rimosso nell’attuale dibattito. Si parte dal principio che per un cristiano la vita non è “il bene assoluto” cui tutto subordinare! Tanto è vero che il sacrificarla per altri alti valori (la giustizia, la fede, la castità ecc.) è ritenuto, dalla tradizione cristiana, un atto di eroismo e di santità. “Rebus sic stantibus”, direbbero i filosofi, perché ritenere immorale il cessare di vivere quando la vita ha perso ogni connotato di relazionalità con gli altri, ogni traccia di autocoscienza, ogni altra dimensione che, andando oltre la pura vegetalità, dia dignità al vivere stesso? Personalmente ho avuto modo, in più di un’occasione, di trovare più dignitoso il gesto disperato di un suicida che non il pecoreccio vivacchiare di gente senza scrupoli.

Il teologo tedesco Hans Küng, poi, si spinge anche oltre. Dall’affermazione che “il diritto alla vita non può essere scambiato per una coercizione a vivere” alla tesi che “essendo l’inizio della vita umana posto da Dio nelle mani della responsabilità dell’uomo, si può analogamente pensare che anche la fine della vita venga da Dio posta sotto tale responsabilità” (Id).

Il problema dell’eutanasia va correlato sì alla morte, ma questa a sua volta va connessa strettamente alla nozione di “vita” che è qualcosa di molto più alto che il semplice vegetare. L’arroccamento della Chiesa in difesa della vita a prescindere da tutto, dalle condizioni oggettive e soggettive e perfino dalle persone stesse che della vita dovrebbero essere le beneficiarie, lo trovo anche antievangelico come di colui che sacrifica le persone concrete ai principi astratti e che antepone il sabato all’uomo. Una morale autenticamente evangelica dovrebbe stabilire delle finalità di vita piuttosto che esporre regole di condotta.

A tal proposito Gabriel Ringlet, prete belga e vicedirettore dell’università di Lovanio scrive: “I nostri contemporanei vogliono senso, ma rifiutano il pensiero normativo. E la Chiesa fa fatica a produrre senso senza produrre norme. Ecco la straordinaria conversione che le è chiesta”. Mi si permetta, infine, un’ultima osservazione sul problema dell’accanimento terapeutico.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica all’articolo 2278 recita: “L’interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all’accanimento terapeutico. Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire. Le decisioni devono essere prese dal paziente se ne ha competenza e capacità”. Riguardo poi all’uso degli analgesici nell’articolo 2279 si legge: “L’uso di analgesici per alleviare le sofferenze del moribondo, anche con il rischio di abbreviare i suoi giorni, può essere moralmente conforme alla dignità umana, se la morte non è voluta né come fine né come mezzo, ma è soltanto prevista e tollerata come inevitabile”.

Posto così il problema sembra risolto. L’interrogativo si pone quando, considerati i grandi progressi della medicina, si tratta di distinguere il dovere di cura dall’accanimento terapeutico. Dove finisce l’uno e comincia l’altro? Qui, naturalmente, si richiede un altissimo senso di responsabilità ed una grande maturazione di coscienza.

Il dramma cui oggi siamo costretti ad assistere è costituito dallo scollamento che si è prodotto tra la scienza e la coscienza, tra l’avanzamento delle possibilità tecniche e l’arretramento del sentire morale al punto tale di ritrovarci tra le mani strumenti che la coscienza non sa gestire. Le tragiche conseguenze di questo handicap morale e culturale sono sotto gli occhi di tutti. Abbiamo messo su (e la difendiamo a denti stretti) un’economia che miete milioni di vittime ogni giorno e in gran parte del mondo. Ci facciamo sostenitori di una politica che crea emarginazioni di ogni tipo.

Nel contempo, però, ci precipitiamo sul capezzale del povero crocifisso di turno per farne motivo di crociate ideologiche di parte, strumentalizzando senza pudore il suo calvario. I caso di Welby e di Eluana Englaro insegnano…. Insomma ci ritroviamo pienamente immersi in una società nella quale si inneggia alla vita mentre si programma scientificamente la morte.

Qualche anno fa Giorgio Agamben, su uno dei più diffusi quotidiani italiani, ebbe a scrivere che il paradigma politico dell’occidente non è più la città ma il campo di concentramento.
Non Atene, nemmeno quella di Eschilo, ma Auschwitz…. E non vorrei che in questa moderna Auschwitz si impiantino nuove strumentazioni che torturino le esistenze in onore della vita e del dono delle vita ne facciano, ironia della sorte, una condanna a vita. Mourir n’est rien; ne pas vivre est terrifiant!

Next Post

Questa sera appuntamento a Capistrello con Raffica, la figliastra di Arzibanda

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Notizie più lette

  • Fabrizio Moro in concerto ad Avezzano, grande evento gratuito in piazza

    348 shares
    Share 139 Tweet 87
  • Si intrufolano di notte nel Centro Riciclo, i vigilantes chiamano i carabinieri: furto sventato

    283 shares
    Share 113 Tweet 71
  • A Tagliacozzo riapre La Cantina ’e Caglinella: cucina a km 0, frescura d’altura e il coraggio di due giovani donne

    508 shares
    Share 203 Tweet 127
  • Si ribalta con il trattore, muore 78enne di Avezzano

    548 shares
    Share 219 Tweet 137
  • Comune di Avezzano, quattro assunzioni nel sociale, reso noto l’avvio della selezione

    159 shares
    Share 64 Tweet 40

Guide & Recensioni

Guide & Recensioni

Profumi Più Amati 2025: La Guida Completa alle Fragranze di Tendenza

di Alessia Guerra
15 Maggio 2025
Guide & Recensioni

Sinner Mania a Roma: La Top List dei Gadget per Tifosi DOC a caccia di Autografi!

di Alessia Guerra
13 Maggio 2025

Pubblicità

MarsicaLive

MARSICALIVE è una testata di LiveCommunication

Registrato alla sezione stampa del tribunale di Avezzano con numero 7/2010

Tel. +39.392.1029.891
Whatsapp +39.392.1029.891

  • TERRITORIO
  • CONTATTI
  • PUBBLICITÀ
  • NECROLOGI
  • PRIVACY
  • COOKIE POLICY

© 2022 Live Communication

Gestisci Consenso Cookie

Per fornire le migliori esperienze, utilizziamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere alle informazioni del dispositivo. Il consenso a queste tecnologie ci permetterà di elaborare dati come il comportamento di navigazione o ID unici su questo sito. Non acconsentire o ritirare il consenso può influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.

Funzionale Sempre attivo
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono strettamente necessari al fine legittimo di consentire l'uso di un servizio specifico esplicitamente richiesto dall'abbonato o dall'utente, o al solo scopo di effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica.
Preferenze
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per lo scopo legittimo di memorizzare le preferenze che non sono richieste dall'abbonato o dall'utente.
Statistiche
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici. L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici anonimi. Senza un mandato di comparizione, una conformità volontaria da parte del vostro Fornitore di Servizi Internet, o ulteriori registrazioni da parte di terzi, le informazioni memorizzate o recuperate per questo scopo da sole non possono di solito essere utilizzate per l'identificazione.
Marketing
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per creare profili di utenti per inviare pubblicità, o per tracciare l'utente su un sito web o su diversi siti web per scopi di marketing simili.
Gestisci opzioni Gestisci servizi Gestisci {vendor_count} fornitori Per saperne di più su questi scopi
VISUALIZZA PREFERENZE
{title} {title} {title}
No Result
View All Result
  • ABRUZZO
  • PESCARA
  • NECROLOGI
  • PUBBLICITÀ

© 2022 Live Communication