Abruzzo. Magda Tirabassi intervista il professore di Sociologia penitenziaria dell’Università degli Studi G. d’Annunzio di Chieti e Pescara, Gianmarco Cifaldi, da circa un anno e mezzo in carica in Abruzzo come garante dei detenuti.
Privazione della libertà, detenzione ma soprattutto recupero.
Ci sono tanti progetti in cantiere da realizzare all’interno degli istituti penitenziari abruzzesi, uno tra questi quello che permette ai detenuti di conseguire la patente di guida, di diversi mezzi.
Uno strumento che permette a chi nella vita sbaglia e viene privato per un periodo della libertà, di conseguire specifiche professionalità, utili poi al momento del reinserimento in società.
In Abruzzo, di fronte a una popolazione di detenuti di circa 1500 unità, è ancora oggi difficile parlare di diritti. E con il Covid19 si sono creati anche maggiori difficoltà con la diffusione dei contagi anche tra personale che lavora nei penitenziari e detenuti.
Da qualche mese è stato attivato il numero verde gratuito 800938080 con cui i familiari e gli stessi detenuti possono entrare in contatto con degli operatori qualificati ai quali poter “denunciare” eventuali disagi o difficoltà.
In coda all’intervista, il professor Cifaldi, anche criminologo, parla di social network, di commenti violenti che spesso sono vere e proprie minacce, soprattutto quando vengono condivise notizie di cronaca nera.
Un astio che diventa anche “pericoloso” quando si parla di “stranieri”.
Si definisce così il difficile ruolo della stampa che si ritrova ore a nascondere o cancellare i commenti.