Pescasseroli. “La Commissione europea non è a conoscenza del progetto di impianto di trattamento delle acque reflue nel comune di Pescasseroli e non è in grado di dichiararne la compatibilità con la direttiva Ue sulla tutela degli habitat naturali e con la direttiva Ue sulla protezione degli uccelli”. È questa la sintesi della risposta che la Commissione ha dato a un’interrogazione presentata dagli eurodeputati del M5s Piernicola Pedicini e Dario Tamburrano in merito alla costruzione di un impianto di depurazione nella piana di Pescasseroli che, se realizzato, potrebbe provocare danni all’ambiente in un’area ricadente nel Parco nazionale d’Abruzzo. A renderlo noto gli stessi eurodeputati in una nota.
“Ai sensi dell’articolo 6, della direttiva Habitat – ha aggiunto l’organismo esecutivo di Bruxelles, riferiscono i pentastellati – spetta alle autorità nazionali valutare, caso per caso, se un determinato progetto possa avere incidenze significative su un sito di interesse comunitario (Sic) Natura 2000, tenendo conto degli obiettivi di conservazione del sito medesimo. Le autorità nazionali – ha precisato la Commissione – possono autorizzare il progetto solo dopo aver accertato che questo non pregiudicherà l’integrità del sito.
Se si accerta che il progetto avrà incidenze negative sul sito, le autorità nazionali possono comunque autorizzarlo se sussistono le condizioni per la concessione della deroga di cui all’articolo 6 della direttiva Habitat (la deroga prevede che qualora, nonostante conclusioni negative sull’impatto ambientale ed in mancanza di soluzioni alternative, un progetto debba essere realizzato per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, inclusi i motivi di natura sociale o economica, lo Stato membro adotta ogni misura compensativa necessaria per garantire che la coerenza globale prevista dalla rete ecologica europea Natura 2000 sia tutelata.
Lo Stato membro informa la Commissione delle misure compensative adottate)”. Va sottolineato – infine – che nell’interrogazione, Pedicini e Tamburrano avevano chiesto di verificare se le autorità locali competenti avessero valutato tutte le possibili alternative per poter localizzare il depuratore in un sito meno invasivo che riuscisse a garantire sia la realizzazione dell’impianto per il trattamento delle acque reflue che la tutela del patrimonio ambientale.