Avezzano. Gli omicidi di Mariana Marku, l’intrattenitrice albanese uccisa ai primi di maggio all’età di 30 anni vicino casa, avrebbero le ore contate. Infatti la pista albanese, che i carabinieri di Avezzano stanno seguendo da giorni, sembra aver portato a dei risultati e avrebbe permesso di individuare dei sospettati. Si tratterebbe di una banda albanese presente nella Marsica, e in particolare ad Avezzano, nei giorni del delitto. Quattro persone sarebbero arrivate dall’Albania per mettere in atto una vendetta, un sorta di regolamento di conti nei confronti della ragazza per essere fuggita dall’Albania lasciato il marito, un pregiudicato che sta scontando una pena. In Albania vige ancora un codice d’onore che se violato, da parte della donna, può portare a gravi conseguenze. Così un caso che apparentemente era destinato a essere catalogato come un incidente stradale e come un investimento causato dalla scarsa visibilità e da carenza di illuminazione sembra ora vicino a una soluzione di tutt’altra portata. Gli accertamenti incrociati dei tabulati telefonici e le indagini dei carabinieri e della procura della Repubblica di Avezzano sarebbero arrivati a scoprire la presenza ad Avezzano di un gruppo di albanesi, forse quattro, che sarebbero rimasti in città, ospitati da un connazionale, soltanto nel periodo in cui è avvenuto l’omicidio. Poi sarebbero ripartiti per il loro Paese. Sulle indagini c’è il massimo riserbo ma di certo l’ipotesi del delitto passionale o dopo una lite, legato magari al night e a qualche cliente, sembra perdere di consistenza man mano che le indagini vanno avanti. Il corpo della ragazza è stato trovato con una gamba e un braccio spezzati a poche centinaia di metri da casa, in un campo lungo la strada che porta alla frazione di Cese. L’albanese aveva anche una ferita alla testa e a varie ecchimosi all’addome. Secondo gli esperti, potrebbe trattarsi di traumi causati da un investimento. Un investimento non incidentale, ma voluto. Probabilmente chi ha investito Mariana conosceva i suoi movimenti, sapeva a che ora usciva e quale percorso faceva. Dalla ricostruzione dei movimenti della ragazza gli investigatori hanno tentato di ricostruire cosa è accaduto quella sera. Sembra non tenersi più in piedi l’ipotesi di un investimento scaturito da una lite. A pochi metri dal luogo dei ritrovamento del cadavere c’è una strada sterrata dove solitamente si appartano le coppiette. E a circa cinquanta metri si trova l’abitazione della vittima. Forse i suoi movimenti erano stati studiati dagli assassini visto che la ragazza sembra percorresse abitudinariamente quella strada. Forse doveva incontrare qualcuno ma non c’è riuscita. Dagli ultimi sms sul cellulare della vittima risulta infatti che un uomo la stava cercando. Forse aveva un incontro con lui. Lei doveva aspettarlo vicino ai binari. Lui, però, gli avrebbe mandato una altro sms chiedendole dove fosse, perché lì probabilmente non la trovava. Forse la ragazza albanese a quell’appuntamento non è mai arrivata. Forse quando quell’uomo la cercava era già morta. Era già stata investita con la Mercedes rubata e poi trovata bruciata lo stesso giorno della scomparsa a trecento metri dal luogo dove si trovava il cadavere. Un’auto che presentava ammaccature, come quelle causate da un investimento. E se così fosse l’ipotesi di un incidente causato dalla strada poco illuminata non regge. Difficilmente un investimento incidentale avviene con un’auto rubata. La Mercedes è risultata rubata a Cerveteri, in provincia di Roma, qualche giorno prima. Forse era stata rubata proprio da quella banda di albanesi e proprio per portare a termine il delitto su commissione. Non è escluso che nei prossimi giorni possa esserci un colpo di scena.