Avezzano. Le piccole e medie imprese dicono no al Decreto Crescita, e in particolare all’articolo 10, un “gentile omaggio” a qualche grande operatore energetico, favorendo la concentrazione del mercato della riqualificazione energetica nelle mani di pochi operatori. A spiegarlo è la Cna di Avezzano che ha raccolto il dissenso di tanti operatori del settore.
“E sorprende vedere che questo provvedimento sia stato partorito da un Governo che, dalle dichiarazioni ufficiali, ha sempre affermato di voler difendere gli interessi degli artigiani e delle piccole imprese”, hanno spiegato dall’associazione di categoria, “proprio quelle imprese edili, di installazione di impianti, infissi e serramenti che, per via delle misure previste dell’articolo 10, saranno pesantemente penalizzate da un meccanismo che non le metterà in condizioni di competere. Ma cosa dice, concretamente, l’articolo 10?
Il contribuente che ha diritto alle detrazioni fiscali per gli interventi di risparmio energetico, ha la possibilità di optare, al posto delle detrazioni, per uno sconto di pari importo; uno sconto che gli sarà concesso dall’impresa che ha effettuato l’intervento di efficientamento energetico. Tale sconto, verrà poi rimborsato all’impresa come credito di imposta da utilizzare come compensazione fiscale in cinque rate annuali. Va precisato che possono usufruire di questa “facilitazione” tutti gli interventi previsti dai cosiddetti Ecobonus e Sismabonus: si va della sostituzione di serramenti e caldaie per arrivare ad interventi energetici su edifici e condomini; uno dei pochi mercati che in questi anni di crisi ha continuato a crescere.
E quali sono le conseguenze dell’articolo 10? Innanzitutto che la tanto decantata opzione di scelta che avrebbe il contribuente non esiste. Chi sarebbe infatti così ingenuo, per non dire stolto, da scegliere di usufruire delle detrazioni, che gli vengono rimborsate in 10 anni, se può intascare lo stesso importo tutto e subito? E questa scelta del contribuente, più o meno obbligata, ha l’effetto di scaricare interamente sull’impresa l’intero onere finanziario derivante dal costo dell’intervento. L’impresa, in genere di piccole dimensioni e spesso in sofferenza dal punto di vista creditizio, è in pratica costretta a fare da banca al cliente. E lo deve fare anche in una condizione di mercato drogato, perché non sono certo le PMI e le imprese artigiane del settore a poter vantare quegli ingenti crediti di imposta nei confronti del fisco tali da consentire la compensazione.
E se poi una PMI o una azienda artigiana non vantasse alcun credito di imposta? Sarebbe suo malgrado praticamente fuori mercato, perché non avrebbe le condizioni “tecniche” per praticare lo sconto al cliente; il quale si rivolgerebbe senz’altro ad un’altra impresa. Ma allora chi viene favorito da questa misura? Solo ed esclusivamente i grandi operatori energetici, gli unici ad avere capienza fiscale adeguata e risorse finanziarie consistenti. Ed i vantaggi per le multiutilities operanti nel settore dell’energia non finiscono certamente qui. Sono loro, infatti, a godere di una posizione dominante sul mercato grazie anche al contatto diretto (anche troppo, a giudicare dall’insistenza dei loro call center) con gli utenti. I dati informativi dei clienti, che le multiutilities hanno grazie alla loro attività precedentemente svolta in regime di monopolio, sono una chiave importante per penetrare a fondo nel mercato.
Si tratta di un film già visto, soprattutto nel mercato degli interventi post-contatore, ovvero i servizi diversi dalla fornitura di energia che sorgono a valle del contatore installato al punto di consegna all’utente finale, che ha interessato prevalentemente l’area della installazione e manutenzione degli impianti termici. Si tratta di strumenti che, con tutta evidenza, non sono nella disponibilità delle piccole e medie imprese e che, chi ne detiene il possesso, non è di certo disposto a fornire a terzi”. La Cna sta lavorando su alcuni emendamenti da apportare a tale decreto, con l’auspicio che rappresenti realmente la crescita per le piccole e medie imprese, scongiurando, al contrario, “una stagnazione del sistema economico”.