Negli ultimi tempi riceviamo numerose richieste di sponsorizzazione da parte di società di scommesse online. Alcune provengono da siti di dubbia reputazione ed origine, e le rigettiamo a prescindere. Altri da società note in tutto il mondo, che offrono un servizio di assoluta qualità e sicurezza, sia dal punto di vista tecnico che della regolarità dei pagamenti; società che, per tali motivi, sono state di conseguenza regolarmente autorizzate dallo Stato italiano. Una di queste è ad esempio Betway, una delle prime società internazionali ad aver ottenuto una licenza dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli per servizi di giochi a distanza nel nostro paese (concessione n. 15216). Betway sponsorizza importanti eventi e team sportivi, uno su tutti la AS Roma, tanto per fare un esempio.
Il “Decreto Dignità” dal prossimo luglio vieterà qualunque forma di sponsorizzazione per i giochi online, e tanti piccoli editori come noi dovranno fare i conti con il venir meno di questi introiti, che erano un aiuto per far quadrare i conti in un settore, quello del giornalismo online, sempre più competitivo e difficile. La nostra posizione è combattuta. Rendere illegale la pubblicità di qualcosa che per la legge e per lo Stato è lecito (e fonte di importanti finanziamenti) basterà per frenare seriamente l’azzardopatia? A noi sembra che più che risolvere il problema – che è soprattutto culturale – ciò serva a darsi una ripulita all’immagine. O una cosa è legale, e allora deve essere anche lecito parlarne; oppure se ne vieta la promozione, ma allora che se ne proibisca anche l’esercizio!
Ad oggi i risultati possono essere paradossali; come il caso di Google, che, in risposta al provvedimento, può mostrare la pubblicità di tutti quei siti in possesso di una licenza internazionale (non AAMS – Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato, quindi) che però paradossalmente non è legale in Italia. Per cui si crea un circolo vizioso, in cui i siti legalmente riconosciuti non possono promuoversi, mentre quelli non autorizzati continueranno ad avere visibilità. Bloccare, come si fa abitualmente in questi casi, i DNS (gli indirizzi con cui ci colleghiamo ai siti internet) è un palliativo, perché di sistemi per aggirare la cosa ce ne sono decine: alla fine chi vuole scommettere il modo lo troverà lo stesso.