Tonda e gonfia con i suoi colori giallo – arancio sembra il risultato di una magia. I bambini la ricordano mutata in carrozza dalla Fata Smemorina per accompagnare Cenerentola al ballo del principe. La mitologia lega la zucca alla fertilità e all’origine della vita. Ma anche l’arte dà il suo tributo a uno tra i prodotti della natura simbolo della stagione autunnale: Arcinboldi nei suoi collage barocchi delle “Quattro stagioni” la issa tra uva e viti sulla sommità del buffo volto di pere e mele. Etimologicamente parlando la parola zucca nasce dal latino cucutia poi trasformato in “cocuzza”, “cozuccae” e, infine, zucca; altre ipotesi sostengono che deriverebbe da un altro lessema latino tucca che significa “testa”, spesso la zucca è infatti sinonimo scherzoso di “capo”. In un documento veneziano dell’Archivio di Stato del 1483 la zucca viene elencata tra i prodotti coltivati nell’orto di un monastero situato in un’isola della laguna nord, vicino a Torcello. Questa tipologia lagunare era stata probabilmente importata dall’ Asia Meridionale, conosciuta e coltivata, in varietà diverse, dai popoli più antichi, tra cui gli Egizi, i Romani, gli Arabi e i Greci. Ateneo, uno scrittore dell’antica Grecia vissuto in Egitto nella città di Naucrati, riferisce che nella città greca di Sicione, sul golfo di Corinto, si venerava una dea delle zucche chiamata Kolokasìa Athenai. La zucca, come la conosciamo oggi, è probabilmente originaria dell’America centrale e meridionale poiché esistono ritrovamenti in Messico di semi di zucca risalenti al 7000 – 6000 a.C. e giunge in Italia non prima del 1500; tale origine è avvalorata dalla constatazione che in queste aree geografiche la zucca cresce spontaneamente. La sua coltivazione non aveva solo uno scopo alimentare ma, una volta svuotata ed essiccata, veniva utilizzata anche come contenitore leggero e impermeabile per latte, cereali, sale e vino. Oltre all’uso in cucina, nell’ambito della cosmesi e della medicina, dalla zucca si possono ricavare piatti, ciotole e cucchiai. Nell’arco dei millenni la selezione dell’ortaggio ha portato al cambiamento del suo consumo alimentare: inizialmente infatti si mangiavano solo i semi dato il sapore molto amaro della polpa. Negli ultimi anni la zucca è associata alla festività anglosassone di Halloween che trae le sue origini da ricorrenze celtiche All-Hallows-Eve. L’usanza anglosassone si è poi diffusa in moltissimi paesi con le sfilate in costume e con i giochi dei bambini che suonando di casa in casa recitano la formula ricattatoria del dolcetto o scherzetto. La notte tra il 31 ottobre e il 1 novembre è usanza svuotare le zucche, privarle della polpa e intagliarle in teste mostruose illuminate da una candela posta al suo interno. Anche la tradizione popolare abruzzese è ricca di leggende, credenze e racconti inerenti alle festività del 1 e 2 novembre legati al mondo contadino. Nelle nebbiose sere di Ognissanti e di tutti i morti, le anime dei defunti vagherebbero per le vie dei paesi, fermandosi nelle case a chiedere che venga dato loro qualcosa. L’anima dei trapassati è rappresentata da zucche lavorate a mo’ di testa. @baldaroberta
Per lo speciale “Food” lo chef di Mammaròssa Franco Franciosi propone una ricetta speciale a base di zucca:
Risotto con zucca e Gorgonzola (4 persone)
Ingredienti
Per il risotto base
280 gr. di riso Acquerello
2 litri di brodo di gallina
100 gr. di Parmigiano Reggiano 36 mesi
100 gr. di Gorgonzola dolce
200 gr. di zucca
50 gr. burro di Normandia
1 cipolla dorata
rosmarino
pan grattato tostato
Procedimento
Preparazione del risotto
In una casseruola rosolare la cipolla tagliata a brunoise insieme alla zucca tagliata a cubetti di 1×1 cm di lato. Tostare il riso per tre minuti a fuoco moderato in una casseruola di medie dimensioni (circa 20 cm di diametro) con metà del burro. Appena il riso sarà tostato aggiungervi la zucca con la cipolla e quindi cominciare ad aggiungere il brodo bollente; continuare a cuocere, a fuoco vivo, rimestando continuamente con un cucchiaio, aggiungendo man mano il brodo facendo attenzione a non lasciare asciugare o affogare troppo il riso. Una volta che il riso sarà arrivato a cottura (dopo circa 14 minuti) spegnere il fuoco e cominciare l’operazione di mantecatura, che ci assicurerà la cremosità del risotto, aggiungendo il burro freddo tagliato a cubetti, il Parmigiano e metà Gorgonzola; mescolare con energia per far in modo che il formaggio si sciolga. Assaggiare il riso e regolarlo di sale. Se il risotto risulta troppo colloso aggiungere un po’ di brodo.
Per la finitura:
Impiattare e decorare a propria fantasia con il rosmarino, il Gorgonzola a fiocchi e il pan grattato.